Monica Dickens “Su e giù per le corsie” Ed.Elliot

 Monica Dickens, quale discendente del grande Charles, porta con disinvoltura un nome illustre e gli fa onore: pare aver ereditato la vena bonariamente ironica dell’avo alla quale aggiunge una garbata vis polemica del tutto femminile, non priva di autoironia. Questo libro descrive  una sua esperienza lavorativa; l’intraprendente Monica, che non ha alcun timore ad affrontare il duro lavoro, risponde all’appello del suo Paese che, a causa della guerra in corso, chiama a raccolta tutte le forze disponibili.

UN ASSAGGIO DELLA SUA PROSA. “Qualcosa si doveva pur fare, ma che cosa? Pareva che le donne, dopo essere state per vent’anni materiale superfluo, fossero diventate qualcosa che tutti volevano, in posti diversi e subito. Non si poteva aprire un giornale senza venire informate che voi eravate necessarie all’esercito, alla marina e all’aviazione; gli ingranaggi delle fabbriche avrebbero smesso di girare, se non vi foste infilate subito la tuta; senza di voi non si sarebbe potuto domare nessun incendio: tutte le associazioni e gli istituti vi tendevano entusiasticamente le braccia.
 Le suffragette avrebbero potuto risparmiarsi un sacco di fastidi se lo avessero previsto. Tutti gli impieghi maschili erano aperti alle donne e i pantaloni si vendevano come gelati in  Kensington High Street.”

Su questo tono prosegue il racconto delle sue avventure presso l’ospedale Queen Adelaide Hospital di Redwood; ovviamente le cose non stanno come una certa retorica alla Florence Nightingale farebbe credere. La nostra aspirante infermiera comincia a rendersene conto già durante il suo tragitto in treno, leggendo un prezioso manuale sui doveri e le fatiche della professione. Il lavoro in ospedale è faticoso, prevede compiti duri e ripetitivi; i superiori e le colleghe non sempre, anzi quasi mai, sono persone gradevoli; gli ammalati, resi egoisti dalla sofferenza, sono spesso capricciosi e malevoli; le norme che regolano la disciplina del personale sono il più delle volte insensate e applicate burocraticamente. Tuttavia la nostra eroina non si perde d’animo e riesce ad assolvere ai suoi doveri, a farsi persino delle amicizie fra colleghe e degenti e a strappare qualche momento di serenità durante le libere uscite trascorse a ballare con i soldati di stanza nelle basi vicine. Sofferenza e tragedia non sono negate, ma saggiamente fronteggiate con determinazione e un po’ di salutare umorismo.

Grazia Tanzi

(Informazioni sull’autore)

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