Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Europa – Gli anni ’90 oltre la cortina di ferro

Per capire cosa sta succedendo oggi sul fronte Ucraino e al Cremlino è importante capire cosa furono gli anni 90 per il fu blocco Sovietico e per la Russia in particolare.

Mentre il mondo occidentale discuteva di “fine della storia” e affrontava con ottimismo il futuro, l’Europa orientale si ritrovò di fronte a un bivio che per la Russia fu fatale, per gli altri stati fu una complessa sfida.
Per molti paesi dell’Europa orientale la fine del ’900 fu così l’inizio di una crisi profonda, soprattutto demografica, e la maggior parte di questi non si sono ancora ripresi.
La Russia nel 1990 aveva 148 milioni d’abitanti, vent’anni dopo 5 milioni in meno. Ma ancor più importante è che l’aspettativa di vita di un russo o una russa, nel 1990, era di 69 anni in media, nel 2003 era invece di 65 anni: nel corso degli anni ’90 il declino di questi parametri è stato constante.
Mettendo però assieme i dati di maschi e femmine si nasconde la vera tragedia di quel decennio: la deindustrializzazione che ha eroso il tessuto sociale togliendo posti di lavoro operai che nel periodo Sovietico donavano un ruolo centrale agli uomini.
Furono gli uomini che fecero soprattutto aumentare in quegli anni il tasso d’alcolismo, malattie mentali e i suicidi. Nelle province dove si sperimentò un passaggio repentino tra l’economia pianificata sovietica a una liberista di mercato, generalmente i dati erano ancora peggiori e intanto crescevano diseguaglianze facendo così emergere una nuova classe di arricchiti in maniera piratesca.

È in questo contesto che il leader del gruppo Wagner Prigozhin cominciò la sua ascesa che lo portò ad avere un esercito personale di 25mila soldati e di usarlo per minacciare il Cremlino.
Prigozhin a inizio anni ’90 uscì di prigione dopo averci passato circa un decennio per rapina e criminalità varie, e così avviò la sua attività di ristorazione a partire da un camion di panini e hot dogs.
Le cose gli andavano bene e così continuò a far crescere il suo impero con supermercati e ristoranti. Dai ristoranti passò al catering, specialmente per campi militari, fino a poi costruirsi il suo di esercito. Inizialmente, il gruppo Wagner di Prigozhin era fatto soprattutto di disinformatori seriali su internet, per influenzare i risultati elettorali che hanno portato, per esempio, alla vittoria di Trump e della Brexit.
Tutto ciò però fu soltanto possibile perché a San Pietroburgo nei suoi ristoranti si presentò più volte il futuro Presidente della Federazione Russa: Vladimir Putin.

Prigozhin e Putin si sostennero vicendevolmente fino a qualche settimana fa. Putin al vertice e Prigozhin ad arricchirsi facendo i lavori sporchi del Cremlino. Quella relazione fu una delle tante che cementificò Putin al potere anno dopo anno.

Gli anni ’90 per la Russia però non furono solo declino, ma anche caos, criminalità e flebili speranze di una maggiore libertà e democrazia.
Il dibattito politico aveva messo all’angolo i comunisti e il confronto era perciò tra riformatori democratici e riformatori centralisti, i primi prendevano a modello le democrazie liberali, i secondi ebbero la meglio perché in Putin trovarono un loro efficace portavoce.

Un Primo Ministro arrivato dal nulla, abile nel gestire informazioni delicate, in quanto figlio del KGB (i servizi segreti sovietici), e agire, nell’ombra, quando necessario.
Quando però fu il suo turno, seppe anche dire parole decise e decisive, violente, contro il terrorismo ceceno, interpretando la voglia di fine del caos e della criminalità incontrollata che tanti Russi avevano.

A parole, o sul serio, con violenza e uccisioni mirate e indiscriminate poco importa, Putin in Russia e nel mondo ha sempre dato l’idea di avere la situazione sotto controllo, nonostante i suoi difetti nessuno è mai riuscito a defenestrarlo perché ha saputo porre fine al caos degli anni ’90.
Oggi, invece, Prigozhin è arrivato molto vicino a defenestrare Putin, anche se forse non era sua intenzione, ma sicuramente ha mostrato ai russi e al mondo che il caos in Russia è tornato, gli anni ’90 in Russia stanno tornando. Ma non il finire del secolo fatto di unificazione delle due Germanie, le notti magiche dei mondiali in Italia e i pettegolezzi sui rapporti extraconiugali del Presidente Clinton. In Russia sono tornati gli anni ’90 fatti d’incertezza e carri armati per strada.
La domanda è se Putin sarà in grado di fermare questi anni ’90 di ritorno anche senza un nuovo millennio alle porte.

Alberto SpatolaAlberto Spatola
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