Con la rubrica “il mondo in città” si vogliono raccontare i fatti dalle varie regioni del nostro pianeta che sono rilevanti per noi genovesi, italiani. Sia che ci troviamo sotto la lanterna o altrove, come nel mio caso che scrivo da Bruxelles.
Alberto Spatola

Vicino Oriente

Ramadan nella regione e nel mondo


Da fine Marzo a fine Aprile, quest’anno, è il mese sacro di Ramadan celebrato da miliardi di persone nel mondo. Circoscrivere questo evento al solo “Vicino Oriente” è un errore grossolano, ma investigare su perché si cade in questo errore ci permette di capire molto meglio un aspetto del mondo spesso frainteso.

Se pensate all’Islam vi verranno probabilmente alla mente paesi come l’Arabia Saudita, il Marocco, etc. Insomma paesi a maggioranza araba, con forse l’aggiunta di Iran, Afghanistan e Turchia (no, non sono paesi a maggioranza araba). Tuttavia, i cinque paesi con la maggior popolazione mussulmana al mondo sono, nell’ordine, Indonesia, Pakistan, India, Bangladesh e Nigeria, con all’incirca 100 milioni di fedeli. Solo circa un mussulmano su 5 è di etnia araba.
Se la nostra percezione è così sfasata è perché veniamo da due decenni in cui l’islam è stato dipinto soprattutto come una minaccia proveniente dal Medio Oriente.
Quest’anno sono vent’anni dall’inizio dell’invasione dell’Iraq a guida statunitense: quella guerra al terrore, e il terrorismo d’ispirazione islamica radicale, hanno fatto enormi danni alla possibilità di comprensione e convivenza tra differenti religioni e culture.

Il digiuno durante il mese di Ramadan viene ripetutamente descritto come una sofferenza, inflitto per sottomissione, un atto di cui aver rispetto o timore a seconda dei casi, ma pur sempre estremo. E invece, la ragione per cui un mussulmano affronta questa sfida è per praticare empatia, solidarietà e gratitudine.
Empatia e solidarietà per chi non ha, gratitudine per ciò che si ha.
Non a caso d’abitudine sul finire del Ramadan i mussulmani fanno una donazione caritatevole personale, ma obbligatoria.
Più in generale è importante capire come la pratica religiosa in Islam sia estremamente personale, in maniera molto grossolana si possono trovare analogie tra islam e i protestanti: un rapporto personale non filtrato tra il fedele e Dio.
Perciò trarre dei collegamenti tra l’islam e le relazioni internazionali è alquanto audace e fuorviante.

Eppure, quando la Cina ha recentemente facilitato la riapertura dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran, alcuni commentatori si sono lanciati nel definire l’accordo una buona notizia per i mussulmani. Se questo accordo porterà a qualcosa di più concreto, e non solo la messa in mostra delle ambizioni diplomatiche cinesi, sarà una buona notizia per il Medio Oriente e la stabilità mondiale, non solo, e non particolarmente, per i mussulmani.
Per il momento si tratta soltanto di una timida riapertura dei canali diplomatici tra la teocrazia Iraniana e la monarchia saudita.
Da cosa può nascere cosa, e come prima tappa si spera che possa portare a una conclusione la guerra in Yemen: la guerra civile in corso dal 2014 in cui le diverse potenze regionali hanno una forte influenza e che fino a oggi ha portato alla morte di oltre 80mila bambini per fame, e oltre 3 milioni di sfollati. Una guerra di cui si è parlato troppo poco.

Perciò i mussulmani non possono essere relegati sui media a una sola regione, ai soli conflitti e violenze in cui sono coinvolti.
Capire l’importanza e il significato del Ramadan può aiutare a vedere una religione con così tanta influenza sotto un’altra luce e avere una comprensione più profonda del mondo.
Per esempio, in questi giorni i telegiornali hanno ripreso le tensioni a Gerusalemme dovute al fatto che la polizia israeliana è entrata di notte nella moschea Al-Aqsa manganellando i mussulmani riuniti in preghiera.
È fondamentale focalizzarsi sulle discriminazioni e violenze di oggi, ma comprendere le radici dell’importanza di quella moschea può fare di meglio, può indicarci la strada futura.
In Islam è nelle vicinanze di Al-Aqsa che un miracolo avvenne: il profeta Maometto in una sola notte su un cavallo alato arrivò a Gerusalemme e lì prego assieme ai profeti precedenti a lui, con Mosè e Gesù.
In quello stesso luogo la tradizione vuole che Maometto ascese in cielo, qualche mese dopo aver fatto il suo ultimo sermone in cui mise in chiaro come “tutta l’umanità proviene dalla stessa radice; un Arabo non ha superiorità su un non Arabo, né un non Arabo ha alcuna superiorità su un Arabo; anche un bianco non ha superiorità su un nero né un nero ha alcuna superiorità sul bianco se non per le sue buone azioni”.,
Buon Ramadan.

Alberto SpatolaAlberto Spatola
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