La voce delle Confraternite – Rubrica di storia, arte, informazioni e notizie dalle confraternite e oratori liguri a cura di Lorenzo Bisio e Antonello Rivano

[…Segue] Sia sul lato a monte, che su quello verso il mare prospiciente la salita, all’Oratorio sono addossate costruzioni realizzate in tempi diversi.


1620 Il locale della sacrestia vecchia che si trova sul lato a nord est, verso l’abside, è stato edificato là dove era una casetta ceduta il primo marzo 1620 per la somma di £ 400 (o in tanto materiale per la costruzione del Convento) dai Carmelitani alla Compagnia dei Disciplinanti. L’attuale sacrestia è in un locale che si trova sul lato opposto prospiciente salita Monte Oliveto, la “creusa fratinn-a”. Il piccolo vano, ove è conservata la settecentesca cassa processionale col gruppo ligneo dei SS. Nazario e Celso, dà sul sagrato ed è chiuso da un portone, che potrebbe essere quello della vecchia chiesa parrocchiale.


   1634    Lazzaro Tavarone affresca l’Oratorio con otto episodi della vita dei Santi Nazario e Celso e con tre momenti del Giovedì Santo: la lavanda dei piedi, l’Ultima Cena, l’orazione nell’orto degli ulivi.


1690   Sulla porta dell’oratorio c’è un bassorilievo in pietra di Lavagna raffigurante Nostra Signora  del  Carmine e i SS. Nazario e Celso, che pare sia stato donato alla Confraternita dai superiori in carica nell’anno 1690. Reca incise le iniziali dei santi SN e SC e, sul bordo inferiore, la scritta JUS DESSIPLINATORUM (Autorità dei Disciplinanti, ovvero l’oratorio è proprietà della Confraternita)


1744 Sul piccolo sagrato, che si trova davanti alla porta di accesso, viene costruito secondo la tecnica del rissêu, in ciottoli bianchi e neri, un mosaico con motivi simbolici e la data 1744.

Forse in quell’anno si stavano progettando altri lavori di abbellimento all’interno. Qualsiasi lavoro, però, dovette essere sospeso quando, tra il dicembre 1746 e il 1748, il territorio di Multedo, come tutto il Genovesato, fu interessato dal passaggio degli eserciti dell’Austria e del regno di Sardegna, che causò gravi danni anche all’Oratorio. Fu, in particolare, distrutta la tela dell’altare maggiore con il martirio dei due santi: i Confratelli la sostituirono nel 1749 con l’attuale delle stesso soggetto, opera di Giovanni Agostino Ratti, cui si deve anche quella di minori dimensioni (firmata e datata) raffigurante la Madonna Immacolata e i Santi Sebastiano, Rocco e Lucia e posta sul piccolo altare di destra.

     Nel 1774 furono costruiti sopra il coro l’orchestra e  l’organo ancor oggi ivi presente, opera del maestro organaro Felice Piccaluga e forse anche del padre Filippo. In un sopralluogo del 2009 si è potuto verificare che sull’anima della canna maggiore è presente la scritta 1774 Die 28 maij Felix Piccaluga Fecit. Per accogliere la scala di accesso all’orchestra e all’organo fu allora costruito il piccolo vano addossato alla facciata verso nord.


     L’Ottocento: soppressa nel 1811, come accadde a tutte le altre confraternite genovesi, la confraternita di Multedo poté riprendere la propria attività nel 1814 quando, cessato il governo francese, tutti i territori della non più ricostituita  Repubblica genovese passarono al regno di Sardegna.

     La confraternita sarà impegnata lungo tutto il secolo alla conservazione ed arricchimento dei propri beni (sculture, vesti, dipinti, arredi) ed alla manutenzione dell’Oratorio.

     Come documenta la foto del 1895 qui riprodotta (tratta dal Bollettino parrocchiale del 1952), l’Oratorio è ancora sostanzialmente inserito nel contesto di Monte Oliveto quale si è venuto formando a partire dal 1516: in primo piano al centro, chiusa tra i muri dei terreni delle ville, corre ancora la  creusa popolarmente chiamata “fratinn-a”, lungo la quale, salendo subito dopo l’Oratorio, c’è ancora solo la casa a tre piani e la casetta sottostante ubicate entro i terreni Lomellini.  In alto, a sinistra della Chiesa, che presenta la nuova facciata a capanna terminata nel 1840, si vede la parte del Monastero trasformata ai primi dell’Ottocento, dopo l’allontanamento dei Carmelitani, in residenza di campagna (Villa Tomati); l’imponente edificio, che si vede sul colle a destra e sopra la Chiesa è il palazzo Pignone (poi Chiesa e Ansaldo), progettato nel 1885 dall’architetto Luigi Rovelli; ottocentesche sono anche la casa che è sull’angolo tra la creusa e la “via romana” e, poco avanti sulla destra, la villetta con torre.


Dal Novecento ai giorni nostri

Dal XVI secolo Monte Oliveto, con la sua Chiesa e l’Oratorio, e la villa Lomellini sono stati per la comunità di Multedo due punti di riferimento le cui storie, come testimoniano anche i documenti dell’archivio parrocchiale, si sono spesso intrecciate e si presentavano visivamente in un rapporto di stretta vicinanza che non è più facilmente percepibile  a partire dagli anni sessanta del Novecento, a causa, osserva Paolo Cevini, della “alterazione  prodotta  nel paesaggio da una crescita edilizia certamente poco attenta ai valori culturali ed ambientali dei luoghi investiti, qual è quella realizzata nel dopoguerra. Gli impianti industriali portuali e petroliferi e l’autostrada hanno contribuito a rafforzare i tratti di periferia urbana ed industriale che caratterizzano oggi l’abitato di Multedo.” (Cfr., Paolo CEVINI, Multedo:Villa Rostan e il Monte Oliveto, n. 23 della serie “Guide di Genova”, Genova, Sagep, 1976, p. 2.)

Anche se in una collocazione urbanistica ed in un contesto sociale che stavano profondamente mutando, la Confraternita ha operato lungo tutto il Novecento per conservare alle generazioni future il proprio Oratorio, un bene, che testimonia la fede, la cultura e la solidarietà che hanno caratterizzato nei secoli la vita della gente di Multedo.

È un bene che è andato incontro, non solo al naturale deterioramento dovuto al trascorrere del tempo cui si è sempre cercato di sopperire con costanti opere di manutenzione, ma anche a comportamenti umani finalizzati al solo tornaconto personale: così, oggi, né la Confraternita, né la comunità, poiché qualcuno ignobilmente li ha rubati, può  godere sia del grande Gonfalone processionale commissionato nel 1913 al pittore A.C. Quinzio (su una faccia vi erano rappresentati i SS. Nazario e Celso e sull’altra la Madonna del Carmine), sia del bambino, del cagnolino e dei due angioletti, che erano sulla grande cassa processionale del Settecento.

Ricordiamo che per impulso del priore Mimmo Molinari e per la fattiva collaborazione di tanti confratelli e di molti multedesi dagli anni settanta del Novecento al 2010 sono stati realizzati ben 32 interventi di manutenzione sia dei beni che delle strutture. Basti, ad esempio, qui citare il rifacimento del muro di contenimento della fascia di terreno soprastante l’Oratorio e l’asportazione di 30 mc di terra franata; il rivestimento in ardesia del muro esterno settentrionale; la messa a norma dell’impianto elettrico; il rifacimento del pavimento dell’aula e delle sacrestie; l’installazione di un impianto antifurto.

L’ultimo lavoro promosso da Mimmo Molinari e completato nel 2010 ha interessato la copertura dell’Oratorio in abbaini di ardesia con sostituzione di alcuni elementi rotti o fortemente degradati, la sostituzione della linea di colmo e delle testate laterali in coppi fissati a calce al fine di evitare ulteriori infiltrazioni di acqua.

Il nuovo Priore Emanuele Montaldo, che nel maggio 2011 ha raccolto il testimone, con il nuovo direttivo e tutti i confratelli, ha completato la progettazione affidata allo Studio Pittaluga degli ulteriori interventi di manutenzione individuati come necessari ed urgenti per garantire la conservazione e l’utilizzazione dell’Oratorio.

E’ stato così presentato per ottenere le previste necessarie autorizzazioni al competente Ufficio Beni Culturali della Curia di Genova, alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e alla Soprintendenza ai Beni Artistici un “Progetto pluriennale per il restauro e risanamento conservativo dell’Oratorio dei Santi Nazario e Celso di Multedo” entrato ormai, come abbiamo visto, nel suo quinto secolo di vita, progetto che interessa:

A)    il consolidamento delle strutture;  B) il restauro degli affreschi del Tavarone; C) il restauro del rissêu del sagrato. D) Il confratello Giacomo Damisella, organista, si è interessato per acquisire anche preventivi per il restauro dell’organo.

(S.Z. Luglio 2011)

Prof. Zavattoni Silvio

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