Una delle più celebri teorie della motivazione asserisce che gli individui soddisfano i loro bisogni in senso ascendente e che, i bisogni di ogni livello, debbano essere soddisfatti affinché quelli di livello superiore possano manifestarsi (Maslow).

di Graziano Barbato

Se trasponiamo questa teoria ad una comunità di persone è evidente che la soddisfazione dei bisogni del singolo potrebbe scontrarsi con l’interesse generale e quindi, ogni salto, genera inevitabilmente invidie, gelosie, acredine.

Questo è un aspetto che dovrebbe essere molto sorvegliato nelle realtà lavorative, mentre, invece, spesso viene sottovalutato, per cui nelle organizzazioni prive di regole certe, criteri condivisi e percorsi trasparenti di carriera, si genera una miscela pericolosamente esplosiva. Infatti, i componenti già appartenenti ad un’ ambiente lavorativo, che hanno quindi ovviamente già soddisfatto, almeno parzialmente, i bisogni di base, col passare del tempo, cercano ulteriori conferme, o meglio nuovi bisogni che necessitano di soddisfazione.

Ma come è possibile soddisfarli in assenza di regole di riferimento?

Tralasciamo le infinite modalità “grigie” che garantiscono queste realizzazioni, concentriamoci invece sui risultati che derivano da questo tipo di approccio ovvero un management sordo ai gridi di aiuto della base e sensibile solo alle direttive aziendali, al perseguimento del risultato, e particolarmente attento alla propria sopravvivenza, il tutto in contrasto con le esigenze e i problemi reali, presenti e futuri del personale e dell’ambiente lavorativo.

Ragionamenti pessimi e fuori contesto, gli italiani si stanno abituando a sentirli in ogni dove e stanno purtroppo diventando addirittura indifferenti a tale decadimento culturale. Tuttavia, nel momento in cui il core business delle nostre aziende tratta una materia molto delicata (ci guardiamo bene dal nominare il nostro Voldemort) e quando è la nostra prossemica ad essere violata allora questi ragionamenti fanno venire i mal di pancia, inquinano l’atmosfera, alimentano i malumori.

L’elemento umano, viene spesso indicato come il responsabile delle catastrofi ma MAI come il possibile promotore delle soluzioni; la popolazione lavorativa che sta alla base della struttura (impropriamente detta) di tipo verticistico, compresa quella pronta a vendersi per un piatto di lenticchie, condanna senza mezzi termini non solo i responsabili di questo macello, ma anche quei soggetti che si sforzano di mettere un argine a tutto ciò, ovvero i sindacati.

Orbene, chi è senza peccato scagli la prima pietra, qui non si tratta di bianco o nero, è purtroppo una nuance di grigi, o se si preferisce di gialli, che colorano i vari soggetti in modo differente nei vari periodi storici. In questo, in particolare, i colori più saturi sono molto ben identificabili e grazie a questi l’azione malandrina continua senza alcun ritegno, spesso coronata dallo scambio di biglietti di auguri pasquali nell’ auspicio che la Santa Pasqua porti “rinsavimento” affinché l’estate sia salva.

– E i problemi di tutti i giorni?

– Cosa riserva il futuro soprattutto per gli enti periferici, le aziende, durante ed a valle della prossima estate e di tutti i picchi produttivi?

– Si dovranno affrontare perpetuamente sempre gli stessi e annosi problemi un po’ come “è già ieri” di Antonio Albanese nel suo loop temporale?

– Dovremmo andare sempre a lavorare inconsapevoli di quali configurazioni lavorative, di quali strumenti e di quale sicurezza potremo trovare?

I diritti di base, necessari per affrontare lo stress dei turni operativi e dei turni di lavoro in senso più ampio, o gli strumenti lessicali utilizzati per aggirare le norme chiare esistenti a livello contrattuale, saranno associati ai soliti miracoli di A-Team che produrranno inconsistenti soluzioni che costringeranno il personale ad i soliti complicatissimi “salti mortali”?

Ultimamente si fanno strada nelle aziende bizzarre interpretazioni della realtà, con contratti continuamente mortificati, viene detto che un contratto di lavoro al termine della sua operatività è dato addirittura per defunto… SI… SCADUTO, quindi non può trovare applicazione, un po’ come se fosse una busta di latte che si butta perché semplicemente scaduta. Al suo posto trova applicabilità in maniera fantasiosa, tutto ciò che con il sindacato non è stato mai condiviso; Ordini di Servizio, Circolari Interne, SMS, SGQ, …ovvero si cercano di sostituire gli accordi condivisi con provvedimenti aziendali unilaterali.

Fare sindacato oggi, serio e di conseguenza non necessariamente “educato”, è diventata un’attività pesante ma appassionante, un occhio di bue su quelli che sono gli aspetti più particolari e reconditi dell’essere umano, a tutti i livelli… Però avere il timore che “è già ieri” mette terrore, perché sappiamo che il nostro interlocutore è un muro di gomma che nonostante l’evidenza dei fatti continua nella sua marcia prepotente con l’intento, purtroppo realizzato negli ultimi anni , di conquistare posizioni che stranamente per queste aziende corrispondono alla cancellazione dei diritti dei lavoratori. Ed infatti, purtroppo, chi ne fa le spese è il lavoratore che, colpa anche sua, vedrà i suoi diritti calpestati senza prendere posizione, anestetizzato dal suono di nuovi e vecchi pifferi, tristemente e apaticamente arroccato nella sua confort zone.

Graziano Barbato

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