Non passare la qualificazione agli imminenti Campionati del Mondo di calcio in Qatar nel prossimo novembre decreta inevitabilmente una serie di riflessioni

Se da un lato la sconfitta sportiva è un atto tecnicamente contemplabile è anche vero che questa nello specifico sancisce una latitanza del nostro Paese da tale competizione per la seconda volta consecutiva.
Il posizionamento anomalo a calendario del Campionato avrebbe consentito nel mese di novembre un’iniezione di buona economia pre natalizia a favore delle attività indirettamente connesse ai Mondiali (bar, pub, pizzerie, circoli, giornali, vendita gadget ecc. ) attraverso quel sano campanilismo che ci entusiasma e che oggi avrebbe dato un po’ di beneficio morale in un contesto di depressione dettata dalla gestione covid e dalla guerra in Ucraina in corso.
Rammarica molto che tale sconfitta sia arrivata da un periodo di prestazioni incolori in grado di averci fatto dimenticare il trionfo Europeo ed il titolo di cui gli azzurri si erano fregiati.
Ora ci tocca un periodo di decadenza calcistica con conseguenze che devono fare riflettere per far ritrovare una quadra che il calcio italiano sembra aver perduto.
Accettiamo sportivamente il verdetto ma che ognuno si prenda la propria responsabilità sia per le cose grandi a livello di Federazione e Ct che per le cose piccole quali ad es. il cattivo esempio legato allo schifo lasciato dagli Azzurri negli spogliatoi del Barbera di Palermo a termine gara che ha fatto il giro della rete.
Da sorridere o forse da piangere la dichiarazione di Bonucci, colonna della Nazionale, che dichiara a mezzo stampa che tale inciviltà non si ripeterà più, perché un gesto del genere non va stigmatizzato con le comode parole del giorno dopo ma dando un segnale tangibile quale il pagamento di tasca propria a carico dei calciatori degli oneri danni e pulizie oltre ad una “multa” da devolvere ad una ONLUS di Palermo, città che era accorsa con i suoi tifosi a sostenere l’Italia.
Guido Ottonello

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