In questo periodo siamo completamente assorbiti dalla terribile guerra in Ucraina, una situazione allucinante che stiamo seguendo 24 ore su 24 grazie ai nostri media che la accompagnano senza soluzione di continuità. Una guerra che, come spesso accade, nasce per motivi molto diversi da quelli che vengono utilizzati per giustificarla. Come non pensare ad esempio al fatto che il Donbass prima della rivolta del 2014 era una delle zone più industrializzate e ricche di materie prime dell’Ucraina, è difficile pensare che possano essere state altre le motivazioni che hanno fatto armare, appoggiare e quindi affiancare, anche se non con insegne ufficiali, i tanti russi affluiti nella zona per lavoro e che poi hanno ad alta voce richiesto il distacco di questo territorio importante della nazione Ucraina. La cosa sconvolgente è che poi questo sia avvenuto da parte della Russia, la stessa nazione che nel 1994, faceva parte dei garanti che all’atto della cessione delle armi nucleari, (Accordo di Budapest, 5 dicembre 1994, l’Ucraina con le sue 1900 era la terza nazione al mondo per quantità di testate nucleari), aveva garantito, insieme a Stati Uniti e Regno Unito (e successivamente anche Cina e Francia), all’Ucraina, la sua Sicurezza, Indipendenza ed Integrità Territoriale. Cosa valgano gli accordi per un personaggio come Putin è purtroppo sotto gli occhi di tutti, prima ci ha provato non apparendo con insegne ufficiali dal 2014, per poi arrivare a perdere qualsiasi scrupolo ed iniziare un’azione che riporta la Russia indietro di 50 anni sotto tutti i punti di vista.

Ma come non pensare a tutte le altre guerre attualmente esistenti nel mondo, sono circa 30 quelle più attive, per arrivare a circa 90 considerando quelle stratificate, per arrivare a molte di più se si considerano forme di terrorismo organizzato atte a rovesciare l’ordine costituito.

Ci sono situazioni come quella dell’Afghanistan in cui le persone vengono da 50 anni di gravi difficoltà con il passaggio da una società fiorente all’occupazione Talebana, successivamente l’occupazione Russa, quindi la nuova occupazione Talebana, a cui è seguita una occupazione da parte delle truppe USA e NATO per poi arrivare all’agosto del 2021 con la fine della missione militare ed una nuova occupazione Talebana. Altro conflitto è quello della Siria, estremamente complesso come scenario, nato dalla primavera araba nel 2011 . Questa guerra vede schierate su vari fronti opposti Russia, Cina, a supporto dell’esercito filogovernativo, contro Giordania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti a supporto delle Forze Democratiche Siriane e di quelle Kurde ed un terzo contendente che è Lo Stato Islamico supportato in fasi diverse anche dalla Turchia e dall’Arabia Saudita, che è arrivato ad occupare larghi spazi di territorio. Questa guerra ha provocato dalle 350.000 alle 500.000 vittime con 2.800.000 feriti e mutilati con 6.500.000 sfollati interni e oltre 6.000.000 di rifugiati all’estero. La Siria è completamente distrutta con danni economici per circa 400 Miliardi di Dollari che sono corrispondenti ad una recessione stimata di circa 30 anni. Con un dramma nel dramma che è quello del popolo Kurdo a cui non viene riconosciuto neppure il diritto al proprio territorio.

Continua l’ulteriore difficoltà per gli Armeni che nell’Artsakh (ex Nagorno-Karabakh) continuano ad essere in guerra con l’Azeirbaijan. Per non parlare dell’infinita guerra del Kashmir fra India e Pakistan o di quella sanguinosa tra Israeliani e Palestinesi.

Esistono poi nazioni come l’Iraq e la Libia in cui la caduta del regime totalitario esistente ha scatenato lotte fratricide che hanno distrutto le nazioni ed hanno alimentato ed alimentano tutt’ora conflitti inarrestabili. Come quello in Yemen che ha portato il paese, già molto povero, a condizioni di emergenza totale.

Ma possiamo parlare del Congo, la cui guerriglia interna, utilizzando motivazioni religiose continua a fare strage di civili nei villaggi con i metodi più cruenti. Anche l’Italia ha avuto una tremenda testimonianza di questo con la terribile morte dell’Ambasciatore Italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci.

Possiamo parlare dei colpi di Stato militari in Kazakistan, in Thailandia, nel Mali, che ha addirittura chiesto ed ottenuto l’intervento delle truppe Wagner (truppe russe “private”) e possiamo anche parlare di quello in Birmania- Myanmar in cui il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi continua ad essere accusata dei più ridicoli crimini per far si che non possa comunicare con nessuno e debba rimanere confinata nella sua abitazione e rischiando in ogni momento l’arresto in carcere all’età di 73 anni.

Situazioni come quella della Somalia in cui addirittura lo Stato è diviso secondo la situazione delle fazioni con una pluralità di entità statali più o meno autonome, ciascuna delle quali con livelli e capacità diverse di controllo del territorio. Il risultato è comunque una nazione dichiarata fallita.

Dovremmo parlare dell’infinita agonia del Nepal in continua ricerca dell’autonomia dalla Cina, ma anche della Nigeria, del Sudan, del Sud Sudan, dell’Algeria, delle Filippine, del Pakistan, del Libano, del Venezuela, della Colombia, del Benin, del Ruanda e della Costa d’Avorio, potremmo parlare di queste e di tante altre situazioni, tutte caratterizzate da fattori comuni come lo sfruttamento  delle divisioni, o la creazione di fenomeni divisori, per poter alimentare instabilità ed attraverso questa effettuare il controllo speculativo del territorio che spesso nasconde ricchezze. Pensiamo a quanto sono ricche le nazioni africane di tutte le materie prime necessarie ai paesi più industrializzati, come ad esempio terre rare, minerali di tutti i tipi ed il petrolio, che potrebbero tranquillamente far diventare ricche queste nazioni,  invece spesso con due soldi si riescono a corrompere i governanti ed a fare affari indisturbati, anzi si fa il doppio affare perché da una parte li si depreda di tutte le ricchezze della nazione e dall’altra gli si continuano a vendere le armi che alimentano le guerre esistenti.

La maggior parte di questi paesi non gode della propria ricchezza ed anzi per avere la certezza che non usciranno mai da una condizione di frammentazione ed emergenza, vengono continuamente alimentate guerre interne, terrorismo, instabilità politica. Vengono appoggiati e finanziati partiti che nascono o sopravvivono, solo con lo scopo di creare dissenso. Più recentemente, allo stesso scopo, vengono prodotte in maniera massiccia le cosiddette “fake news”, che alimentano in particolare quelle che la saggezza popolare chiama ”guerre fra poveri”, in tutti i sensi, per innescare fenomeni populisti, razzismi, per innescare l’odio per il diverso, la paura per una convivenza che nella realtà è la cosa più normale del mondo.

Tutto questo, che sfrutti i motivi religiosi, che faccia riferimento a motivazioni territoriali, qualsiasi causa utilizzi, ha comunque dappertutto lo stesso effetto, causa morti, produce povertà, devastazione sociale, mancanza di lavoro e di speranza di cambiamento. Vivere in questi paesi ed in questi ambienti è impossibile, laddove non ci sono guerre attive comunque le persone hanno difficile accesso a cibo ed acqua e spesso è difficile trovare un tetto sotto cui ripararsi. Queste sono le condizioni che spesso vengono generate da uno sfruttamento non etico delle ricchezze che il mondo più ricco ed industrializzato realizza nei paesi economicamente in difficoltà e si continuano inoltre ad instillare nelle persone, reazioni di emarginazione. È necessario invece che venga fatto un lavoro diverso ed in un’altra direzione, quella della legalità, della trasparenza, quello della solidarietà, di un aiuto alla costruzione e ricostruzione delle economie locali in termini di sostenibilità e di supporto dei progetti democratici, che non consenta più la devastazione sociale che è stata permessa fino ad ora, ma invece garantisca una crescita di queste popolazioni proprio nel posto in cui vorrebbero vivere, ovvero nella propria Patria.

Marco Maltesu
Direttore di redazione ilponentino.it

LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO

LA LANTERNA – Rubrica a cura di Marco Maltesu
direttore de il PONENTINO

image_printScarica il PDF