1

Ma tu credi ancora a Babbo Natale?

Un ricordo di scuola: mese di dicembre avanzato, i bambini fanno ricreazione, io correggo i quaderni; ad un certo punto la classe, una quarta, si raggruppa attorno ad un banco, ed ha  inizio un’animata discussione. Le voci acute dei bambini, alte più del solito,  mi mettono per un attimo in allarme ma, constatato che non si tratta di una zuffa, mi metto di nuovo al lavoro, per poco però, perché alcune frasi, colte al volo, suscitano il mio interesse. L’accalorata discussione verte su un tema di stringente attualità: l’esistenza di Babbo Natale.

Un bambino è seduto nel suo banco, e tutti gli altri, disposti in cerchio, cercano di convincerlo, argomentando razionalmente, che i doni sotto l’albero li mettono i genitori e non il corpulento signore dalla candida barba, di rosso vestito. Nonostante il numero dei “miscredenti” e le loro stringenti argomentazioni, il “credente” non si convince e continua ad opporre “prove” che suscitano ilarità. Si sa, la fede, quando è ben salda, è inattaccabile dalla ragione e sostenuta dal “cuore”.La campanella della ripresa delle lezioni mette fine alla disputa. Non ricordo come riuscii ad evitare la richiesta (imbarazzante) di arbitrare la contesa; forse facendo la faccia seria e appellandomi  all’urgenza di una spiegazione importante.

Noi che siamo adulti abbiamo smesso di credere (forse) a Babbo Natale e possiamo a cuor sereno interrogarci sulle sue origini.

Come si è visto nell’articolo precedente, San Nicola, traghettato nel Nuovo Mondo con i coloni olandesi, può essere considerato l’antenato più vicino di Babbo Natale, ma la sua ascendenza è ben più antica e articolata come si vedrà.

Il Babbo Natale moderno, che nei paesi anglofoni si chiama Santa Claus (o Father Christmas), è una derivazione di San Nicola, personaggio storico, vescovo di Myra, di cui si è parlato nell’articolo precedente. Per i coloni olandesi, che lo portarono negli Stati Uniti, era Sinterklaas, (o Sinter Claes) da cui Santa Claus.

Una rappresentazione del vescovo San Nicola (Sinter Claes) in una casa 16° secolo, nei pressi della diga di Amsterdam. San Nicola è il santo patrono della capitale olandese.

Una rappresentazione del vescovo San Nicola (Sinter Claes) in una casa 16° secolo, nei pressi della diga di Amsterdam. San Nicola è il santo patrono della capitale olandese.

Ma la tradizione dei doni ai bambini era già presente nel folclore germanico e inglese, prima del cristianesimo: il dio Odino  ogni anno, nel periodo del solstizio invernale, scendeva in terra per andare a caccia, accompagnato da altri dei e dagli spiriti dei guerrieri morti. In questa occasione gli stivali dei bambini, posti vicino al caminetto, pieni di cibo per il cavallo volante del dio, venivano riempiti con dolciumi e doni.

Odino errante

Ancora oggi, in Belgio e nei Paesi Bassi, l’usanza è seguita, ma a Odino si è sostituito San Nicola, che passa a cavallo. E questi, come già visto, ha attraversato l’Atlantico, raggiungendo gli Stati Uniti.

Nel folclore inglese è presente un altro personaggio che andrà a determinare la figura del Babbo Natale moderno: lo Spirito del Natale, che compare anche nel celebre racconto di Dickens Canto di Natale. Corpulento e barbuto, indossa un lungo abito verde, ornato di pelliccia.

Ma vediamo che accade sul suolo americano, Sinterklaas è abbigliato come il vescovo cui si ispira, mitra rossa con croce, pastorale. Vola sui tetti su un cavallo bianco e i suoi aiutanti lo aiutano a distribuire i doni; talvolta è accompagnato da una sorta di demone punitore di bambini cattivi, detto Zwarte Piet ( Nero Pietro) derivato anch’esso dal folclore germanico e noto pure come Krampus, del quale riparleremo.

Un’altra tappa importante della transizione verso il Babbo Natale odierno si compie nella vigilia di Natale del 1822, quando un certo Clement Clarke Moore, scrittore e linguista, scrive (o forse si attribuisce) una filastrocca intitolata A visit from St. Nicholas nella quale sono già presenti tutte le caratteristiche ben note dell’amabile e paffuto portadoni che conosciamo, barba bianca, abito e cappuccio rossi orlati di pelliccia: è alla guida di una slitta, carica di giocattoli, tirata da renne. Il nome è ancora quello del Santo, ma l’iconografia è ormai quella attuale, il cavallo è sostituito dalla renna, come si addice ad un personaggio che si ritiene provenire dal Nord Europa. Questo animale ha una forte valenza simbolica, notturno e connesso alla luna, al culto dei morti, sacro alla dea Isa o Disa, la Grande Madre degli Scandinavi, ben si adatta a trasportare Santa Claus che arriva di notte.

Del vescovile modello originario è rimasto solo il richiamo al nome, la desacralizzazione è ormai compiuta.

La fissazione dell’immagine di Babbo Natale che ci è familiare viene fatta  risalire, secondo alcuni, agli anni ‘30, quando venne utilizzata per le campagne pubblicitarie della Coca-Cola. In realtà, era già comparsa nel 1915 e nel 1923, per reclamizzare la vendita di acqua minerale e di ginger ale. E, ancor prima, era apparsa su un giornale umoristico, per illustrare la stampa di canti natalizi e su alcune cartoline.

Antica illustrazione datata 1881. L’autore è Thomas Nast che, insieme a Clement Clarke Moore, ha contribuito a creare la moderna immagine di Babbo Natale

Ma Babbo Natale, dove abita? Al Polo Nord, in Alaska, nel nord Canada, in Lapponia,in Svezia, in Groenlandia; ogni tradizione gli assegna un diverso domicilio, per i norvegesi abita a Drøbak, dove è situato anche il suo ufficio postale. E già, perché scrivere a Babbo Natale è pratica antica e consolidata, le letterine ricalcano tutte lo stesso modello: dichiarazione di buon comportamento e lista dei desiderata, oggi è possibile anche inviarle via mail. Il buon vecchio, come si è visto dalla sua genealogia, ha mostrato, nel tempo, una grande adattabilità, non solo alla tecnologia, ma anche alla società dei consumi: frequenti le sue apparizioni nei centri commerciali, soprattutto britannici e statunitensi,  dove i bambini possono farsi fotografare sulle sue ginocchia, oppure gironzolare al suo seguito nei reparti di competenza, ottimo espediente per stimolare gli acquisti.

Tuttavia c’è qualcuno che proprio non è d’accordo, ma questo lo vedremo nel prossimo articolo.

(Continua)

BIBLIOGRAFIA

Nicola Lagioia, Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario, Roma, Fazi, 2005

Arnaud D’Apremont, La vera storia di Babbo Natale, traduzione di Silvia Angrisani, Torino, L’Età dell’Acquario, 2005,

SITOGRAFIA

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Babbo_Natale

https://www.focus.it/cultura/storia/come-nata-la-leggenda-di-babbo-natale