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L’Oratorio di San Martino a Pegli dell’Arciconfraternita di San Martino e Santa Rosalia

L’Oratorio di San Martino a Pegli dell’Arciconfraternita di San Martino e Santa Rosalia

di Lorenzo Bisio, storico dell’arte

Poco appariscente all’esterno, nelle sue forme architettoniche semplici, l’oratorio di San Martino a Pegli è in effetti un tesoro d’arte tra i monumenti del ponente genovese. Ciò che spesso riteniamo erroneamente come una presenza banale e scontata, racchiude in sé un notevole valore artistico e una moltitudine di dati storici molto utili alla ricostruzione della storia di un territorio.

L’Oratorio viene citato nel libro: “Descrizione delle pitture, scolture e architetture ecc. che trovansi in alcune città e castelli delle due Riviere dello Stato Ligure” del pittore e scrittore Carlo Giuseppe Ratti (1737-1795), nel quale parla anche di altri monumenti pegliesi tutt’ora presenti:”(…) Oratorio di San Martino tutto a fresco dipinto da Giovannagostino Ratti (ndr. Padre dell’autore). La tavola di Cristo nell’Orto è del Chiappe. La tavola di S. Lucia è di Giuseppe Galeotti”.

Foto _di_Antonello Rivano

L’edificio venne fondato nella seconda metà del XIII secolo su una precedente costruzione domestica, della quale non rimangono tracce, poco al di sotto la chiesa parrocchiale di San Martino: nel corso dei secoli l’oratorio subí diverse modifiche dovute a fattori liturgici e a fattori di evoluzione nel gusto estetico, nonché da necessità di ampliamento, come risulta dalle diverse pavimentazioni riscontrate anche dal sacerdote Guglielmo Salvi nel suo libro “l’oratorio di San Martino di Pegli dalle origini ai nostri giorni” del 1965.

Foto _di_Antonello Rivano

Secondo la descrizione riportata dal Ratti nel 1780, il quale cita le opere del padre anche per ragioni celebrative in quanto pittore lui stesso, nell’edificio è possibile ammirare una tela del 1730 circa presso l’altare maggiore, attribuita a Giovanni Agostino Ratti, raffigurante San Martino a cavallo tra i santi Giovanni Battista e Benedetto. Proseguendo lungo la parete sinistra si possono vedere le tele di San Martino che resuscita un morto, sempre di Giovanni Agostino Ratti, la tela con la Flagellazione di Antonio Maria Pittaluga del 1713, la Cattura di Gesù del Ratti datata 1714 e Gesù nell’Orto di Giovanni Battista Chiappe (pittore novese del XVIII secolo, opera che rappresenta il suo primo “dipinto istoriato” secondo la biografia che ne fa Carlo Giuseppe Ratti in “Storia dé pittori, scultori et architetti liguri e dé forestieri che in Genova operarono”, del 1762). A partire dall’altare, sulla parete destra vengono raffigurati San Martino che bacia un lebbroso sempre del Ratti. Gesù mostrato al popolo da Pilato, l’innalzamento sulla croce e la lavanda dei piedi.

Nell’altare di sinistra vi è un crocifisso ligneo probabilmente della scuola del Maragliano, mentre sulla parete un affresco, raffigurante la Madonna, la Maddalena e San Giovanni, dialoga con la scultura.

Sull’altare destro è collocata una tela con Santa Lucia, mentre nella parete di fondo vi è un grande dipinto con Gesù che pranza nella casa di Simone il lebbroso con la lavanda dei piedi della Maddalena.

Foto _di_Antonello Rivano

La volta venne affrescata da G. A. Ratti nel 1755 circa e rappresenta “le gesta del Santo”. Gesù riconosciuto dai discepoli a Emmaus, l’Ascensione e la Resurrezione. Nell’oratorio vengono conservati molti altri tesori d’arte, tra arredi, statue e crocifissi, che non sono stati citati, ma è comunque possibile visitarlo gratuitamente grazie all’impegno ed alle spiegazioni della consorella Ermelinda Maffei, previa prenotazione al numero telefonico 010 696 7494, inoltre si può accedere all’edificio la domenica e le festività religiose dalle ore 10 alle 13 (con Santa Messa alle ore 12).

Valorizzare e promuovere le attività, la storia e diffondere la conoscenza dei tesori storico-artistici delle confraternite rappresenta una necessità per il tessuto sociale del territorio per generare consapevolezza su tutto ciò che ci circonda.

Foto _di_Antonello Rivano

Infatti ciò che ci può apparire come qualcosa di banale o scontato, perché la sua presenza è sempre stata sotto gli occhi di tutti, può nascondere storie ed inaspettati tesori d’arte in grado di eguagliare quelli dei grandi monumenti e musei.

Occorre pertanto educare ad un nuovo tipo di visione in modo tale da riconoscere, valorizzare, divulgare e salvaguardare un immenso e seminascosto patrimonio nel territorio.

Foto _di_Antonello Rivano

Trasformando quest’ultimo, almeno idealmente, nel più grande ‘museo diffuso” che esista.

Vi proponiamo infine questo video girato tempo addietro dal collega redattore G. Walter Cavallo, un excursus storico e artistico immersivo su un oratorio che è una perla del nostro territorio.

Lorenzo Bisio