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Piccole Storie – Adriana Pincherle

14. Adriana Pincherle
(Roma 1905 -Firenze 1996)

L’arte delle donne nascosta negli archivi.

Nel 2010 a Firenze si tenne una mostra dal titolo: “Autoritratte. Artiste di capriccioso e destrissimo ingegno”. Ve la siete persa? Anch’io, d’altro canto l’esposizione durò poco più di un mese, dopo di che la maggior parte delle opere tornò nei sotterranei, protetti e incogniti, degli Archivi e dei depositi museali. Tra le opere esposte nella mostra fiorentina, c’era un autoritratto di Adriana Pincherle, opera solitamente ospitata dal deposito degli Uffizi.

Adriana Pincherle_autoritratto

L’evidenza della rarità con cui le artiste riescono ad aggiudicarsi un posto stabile nei musei è tale per cui sarebbe inutile qualsiasi discorso venato di polemica. Ritengo molto più utile concorrere a svelare l’esistenza di opere ed artiste, in modo che non continuino a restare sepolte, anche se egregiamente. Un po’ come successe per Artemisia Gentileschi, o per Plautilla Bricci, sconosciute ai più finché la loro storia non fu raccontata.

Adriana Pincherle iniziò a dipingere per la fascinazione che suo padre esercitò su di lei: poteva stare guardarlo per tutto il tempo mentre lui dipingeva acquarelli. Non ebbe una formazione accademica, pur frequentando molti corsi liberi a Roma. Tuttavia non passò inosservata, iniziò ad esporre le sue opere, occasione in cui si fece notare per il suo uso dei colori perfino dal famoso critico Roberto Longhi, che continuerà a seguirne l’evoluzione artistica, considerandola “la sua prediletta”. Durante un soggiorno a Parigi nel 1933, Adriana iniziò a studiare i pittori francesi e a rielaborare il suo stile. Sempre in quegli anni sposò il pittore Onofrio Martinelli e si stabilì a Firenze. Le sue attività si arrestarono nel periodo delle persecuzioni raziali, quando fu costretta a fuggire e a nascondersi in quanto di origini ebraiche. Dopo la Liberazione ritornò a lavorare con entusiasmo e ad esporre le sue opere dai colori intensi, definiti gioiosi e “matissiani” tanto amati da Longhi. Alla sua morte donò le sue opere e i carteggi al fiorentino Gabinetto Viesseux.

Se volete vedere il famoso autoritratto di Adriana Pincherle, cercate in rete gli archivi digitali degli Uffizi: vi apparirà in tutto il suo colorato splendore. Tra gli altri suoi ritratti famosi troverete anche quello di Alberto Moravia, di cui era la sorella maggiore.