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E parole do messiavo – Gridi di strada

GRIDI DI STRADA

Se per noi ragazzi la strada era in nostro parco giochi (non attrezzato) per qualcuno era il luogo di lavoro. Sto parlando degli ambulanti, di quei venditori o artigiani che ciclicamente facevano la loro comparsa facendosi sentire attraverso i loro caratteristici gridi. Io ne ero testimone diretto, per ovvi motivi, solo d’estate, periodo particolarmente prolifico per loro che, spesso, erano anche la mia sveglia. A dire il vero a buttarmi giù dal letto ci pensava il fruttivendolo (o besagnin) poco distante, che decantava la sua merce con stentoree prestazioni vocali al grido di: “Perseghe belle! Ma ammiæ che perseghe! Merelli, merelli!!” (Pesche belle! Ma guardate che pesche! Fragole, fragole!!).

Poi, sistematicamente sopraggiungevano loro, e pescheuje (le pescivendole), spingendo il tradizionale carretto a due ruote, a proporre la loro mercanzia ancora odorosa di mare, più che altro acciughe e sardine (ancioe e sardenn-e).

Con il grido di “Ombrellaio” (veniva da fuori e quindi non poteva godere di un appellativo nostrano) si presentava chi aggiustava ombrelli: li ritirava e li riportava funzionanti al giro successivo. Cosa che non faceva chi gridava “Careghê!!” cioè colui che riparava le sedie impagliate e lo faceva seduta stante, nell’androne del primo civico disponibile. Magari mentre fuori stava passando lo straccivendolo che al grido di “Strassê!!” cercava stracci e materiale ferroso, che pesava con una bilancia a contrappeso (o cantâ), e il corrispettivo, comunque, era sempre… poco.

C’era chi invece si affidava al suono di uno strumento per farsentire la sua presenza: lo spazzino(o spassin)  e il postino (o postin). Il primo, soffiando dentro a un corno di ottone (a trombetta do spassin), chiamava a raccolta chi avesse dei rifiuti da smaltire (da rumenta). Si trattava comunque di pochi resti organici, tanto che un sacco, seppur capiente, riusciva a contenere tutta la spazzatura di un rione!

Il secondo, invece, si avvaleva di un classico fischietto, e dopo questo preavviso sonoro pronunciava a voce alta i cognomi dei destinatari. C’erano poi gli ambulanti occasionali, come il rivenditore del “Dolce panettone!!” che girava per i quartieri con un furgone dal quale lanciava il suo invito attraverso un altoparlante, così come il grido di “Scoglio scoglio!” apriva la scena ai rivenditori (improvvisati quanto abusivi) di muscoli (cozze) appena strappati dagli scogli marini della zona. C’erano infine i questuanti che, tramite esibizioni musicali o canore, si affidavano “al nostro buon cuore”. Si trattava per lo più di zampognari (musasacchetti), che si facevano vivi nel periodo prenatalizio, o di ragazze cantanti che si esibivano accompagnate da una fisarmonica suonata dal padre o dal fratello. E questi suoni ne generavano un altro, da loro auspicato, che era quello delle monetine gettate dalle finestre che tintinnavano sull’asfalto. Poi calava il silenzio pomeridiano, rotto qualche volta dal grido del giornalaio improvvisatosi ambulante che invitava a uscire di casa per comprare l’allora giornale del pomeriggio “Il Corriere Mercantile”, in quanto, come tutti i sabati, riportava i numeri del lotto (o semenäio) appena estratti (e reue).

Allegri!!!