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Gatti e Misfatti – 4) Storie di gatti

-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

Cap 4 STORIE DI GATTI

Da Brandy alle storie di animali il passo fu breve. Ada non aveva mai posseduto cani, ma aveva avuto qualche esperienza con i gatti, e ne aveva una da raccontare.

-Quando stavamo a Ranzo, d’estate andavamo al mare a Laigueglia. Una volta ero tornata su per non so quale motivo. Avevo lasciato Anuna in Riviera con dei vicini. La gatta di una mia amica aveva appena avuto una cucciolata e stavano cercando di sistemare i piccoli. Anuna diceva sempre che avrebbe voluto un gattino, così pensai di fargli una sorpresa.

Per affrontare il viaggio, non potendo permettermi di guidare con una bestiolina libera nell’auto, avevo comprato un cesto di vimini, di quelli che si possono chiudere con uno sportello, per tenerci il micio mentre guidavo.

Lui non era per niente contento di essere portato via e proprio non sopportava di stare chiuso nel cesto. Durante la prima mezz’ora di viaggio non fece altro che lamentarsi e miagolare in modo straziante; io d’altra parte non sapevo come fare e cercavo solo di arrivare a Laigueglia il più presto possibile per far cessare quel tormento…

-Quello del gatto o il tuo?- domandò Peo malignamente…

-Tutti e due, stronzo… Comunque, andavo… e poi, dopo un po’, non sentivo più niente, e pensavo che si era calmato…

A un certo punto, e questo ti prova che non badavo solo a me stessa, mi sono fermata, pensando che, se il gatto era tranquillo, magari gli faceva piacere prendere un po’ d’aria. Ho accostato in uno spiazzo e ho aperto la portiera di dietro per aprire il cesto… Era vuoto!!

Io non capivo più cosa fosse successo, e d’altra parte ero sicura di averlo portato con me. Con tutto il concerto che aveva fatto, non potevo mica essermelo sognato… Rimisi il cesto al suo posto, e, nel farlo, mi accorsi che il sedile era umido e macchiato.

Guardai meglio, e finalmente vidi un corpicino grigio infilato sotto il sedile di guida, vicino alle rotaie di scorrimento della poltrona. Non dava segni di vita e io non ebbi neanche il coraggio di toccarlo… Non riuscivo nemmeno a pensare. La bestiola era morta nel tentativo di liberarsi, e io non sapevo cosa fare.

Con uno sforzo mi misi al volante e corsi in cerca di aiuto. Al primo distributore fermai e chiesi all’addetto di fare qualcosa. Io non avevo neanche il coraggio di guardare. Dopo un po’ sentii che l’uomo borbottava –micio micio micio…- e mi voltai. Teneva il gattino appoggiato alla spalla e lo accarezzava piano.

Insomma, la mia storia con quel gatto era cominciata male. E dopo non andò meglio. Immagino che avesse deciso che ero la fonte di tutti i suoi guai, e di me non ne ha mai voluto sapere. Non riuscivo neanche a dargli da mangiare: preferiva andare in casa dei vicini, così dovevo preparargli il piattino e portarlo di là, da loro…

Tra l’altro, aveva un’indole da cacciatore. Ogni tanto prendeva, in giardino, un topo o un uccellino. Litigava anche col,cane, Gaì, che era grosso il triplo di lui… Aveva un pelo piuttosto lungo, grigio con sfumature azzurre, un muso largo e intelligente e due feroci occhi gialli. Lo avevamo chiamato Pip.

-Nome palindromico- osservò Peo.

-Esatto. Dato che in casa nostra non ci voleva entrare, avevo pensato di procurare ad Anuna un’altra bestiola. Comprai un criceto, ma sai che sono animali di salute cagionevole: morì presto e lo seppellimmo in giardino.

In quel periodo c’erano delle mostre a Sanremo e mi allontanai per due giorni, questa volta portando mio figlio con me. Alla casa di Laigueglia e al gatto avrebbero badato i vicini.

Al mio ritorno, mentre sistemavo la roba, mi venne in mente di prendere la gabbia del criceto per portarla in cantina. Era lì.

-Che cosa era lì? Il gatto?

-No: il criceto. Tu con queste storie del condominio che ti raccontavo prima mi guardi un po’ come se fossi una visionaria… Beh, in quel caso ho avuto davvero qualche dubbio… Che il criceto morto fosse uscito dalla tomba per tornare nella sua tana mi sembrava veramente troppo…E d’altra parte lo avevo seppellito con le mie mani…

-E allora?

-L’ho raccontato ai vicini. Avessi visto che facce… Non sapevano dove guardare. Io subito ho pensato che mi prendessero per una pazza… Poi invece mi sono resa conto che era imbarazzo… Insomma, si sono decisi e alla fine me l’hanno detto: erano stati loro!!

-E perché?

-Era andata così: qualche ora prima che io tornassi da Sanremo, gli era arrivato in casa, trionfante, il Pip, con in bocca il criceto, tutto sporco di terra. Loro, che non erano al corrente del fatto che la bestiolina era morta e seppellita, avevano creduto che fosse stato il gatto ad ammazzarlo, e avevano temuto che io me la prendessi con lui. Così avevano deciso di ripulire il cadaverino e rimetterlo nella sua gabbia, in modo che si potesse pensare che era morto per qualche motivo, senza collegarlo al Pip.

Quando gli ho spiegato che il criceto era già morto da qualche giorno, hanno capito che il gatto si era limitato a scavare in giardino…

-Insomma: il gattino creduto morto, il finto assassinio del criceto… Tanto rumore per nulla, alla fine…

-Già. Comunque il risultato finale è stato che, visto che i miei vicini si erano tanto affezionati al Pip da metter su tutta quella messa in scena per sottrarlo alle mie ire, ho proposto che se lo tenessero loro. Così la storia finisce con tutti contenti e felici: loro avevano il gatto, io me ne ero liberata e lui si era liberato di me…

-E il criceto…

-Spero che sia finito nel paradiso dei criceti.

-E ora che sono le due, noi…

-Ce ne andiamo a dormire. Buona notte Peo- Disse Ada alzandosi e stirando le braccia.

-Buona notte Ada.

Dopo aver chiuso la porta alle spalle dell’amica, Peo rimase un momento a riflettere, con la fronte appoggiata al vetro della finestra. Domani ci sarebbe stato da cominciare un giro informativo per inquadrare la situazione di Scognamiglio… Alla Camera di commercio, il suo amico ed ex collega Pietro sarebbe stato, come sempre, una buona fonte… Diede un ultimo sguardo al campanile della chiesa delle Vigne. Si diresse in camera da letto cominciando lentamente a spogliarsi.

-Anche per oggi è finita -pensò coricandosi.

Invece non era finita per niente. Forse aveva mangiato troppo, o forse erano stati il vino e le sigarette, ma dormì malissimo. Ebbe degli incubi: nel primo gatti azzurri con gli occhi gialli lo graffiavano con artigli acuminati; ma quello successivo fu anche peggio: si svegliò con, nella testa, l’immagine delle mani di Ada strette intorno al collo del Peragallo. Un sogno premonitore..? —
[Continua]

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