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Libri alla Ponentina- L’altrui mestiere

Primo Levi “L’altrui mestiere” Einaudi

Un libro che raggiunga un grandissimo numero di lettori, tradotto in numerose lingue; capace di attraversare il tempo mantenendo intatto il valore del suo messaggio, dando fama quasi immortale al suo autore è sicuramente il sogno di tutti coloro che scrivono. Tuttavia capita spesso che la fama del libro o di un personaggio, prenda il sopravvento e finisca per offuscare quella del suo creatore, o dei suoi libri successivi, che pur di pari dignità, risultano meno noti o apprezzati.
 Qualcosa di simile accade anche a Primo Levi la cui meritatissima fama è dovuta a “Se questo è un uomo” e a “La tregua”; il valore di testimonianza storica e umana di questi testi ne fa delle letture imprescindibili; tuttavia, come nei casi precedenti, questi mettono talvolta in ombra le altre opere dello scrittore.
Primo Levi fu scrittore fertile, capace di padroneggiare generi diversi: poesia, racconti – realistici e fantascientifici – saggi, articoli; il libro di cui voglio parlare – per portare un modestissimo contributo alla conoscenza di un Levi diverso – è appunto una raccolta di articoli su argomenti disparati, apparsi su vari giornali, soprattutto su quello della sua città, “La Stampa”. Levi parla della sua casa, quella nella quale ha abitato per tutta la vita; del suo lavoro di chimico, delle letture amate, del linguaggio scritto, dei problemi della traduzione, del senso e dello scopo della scrittura e di molto altro. La lettura di questi articoli rivela la vastità e la profondità di pensiero di un intellettuale completo, dotato di alta competenza tecnico-scientifica, di acutezza analitica; ma anche forte di una vasta cultura umanistica, che si rivela oltre che nella chiarezza espositiva, nella prosa elegante, evocativa, fluente e limpida.