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GATTI E MISFATTI- 2)Il cliente

-GATTI E MISFATTI-
Racconto a puntate di Pier Guido Quartero

2) IL CLIENTE

L’week end era passato tranquillo. L’afa pesante aveva indotto Peo ad evitare uscite impegnative. Soltanto nelle ore serali si era deciso a fare due passi nella zona dell’Expo, cercando un po’ di brezza in riva al mare.

Di vedere amici o, peggio ancora, organizzare qualche trattenimento, non ne aveva avuto voglia. Per lo più se ne era stato all’ombra del tendone montato sopra il terrazzo, accomodato pigramente sulla sedia a sdraio, a leggere un libro di Conrad –L’agente segreto. Il fatto che si trattasse di un’opera di argomento diverso da quello prediletto dallo scrittore, le storie di mare, aveva stimolato la sua curiosità.

Ora però era lunedì mattina, e bisognava pur cominciare a darsi da fare… Pensò di uscire presto, rinviando al pomeriggio il lavoro al tavolino: nelle ore del mattino, fin verso le undici, l’aria era ancora respirabile e, in qualche punto della strada particolarmente privilegiato -l’angolo tra due vie, la sommità di una salita- si poteva sperare di incontrare qualche refolo ristoratore.

Nella sua attività di consulente del lavoro, che aveva iniziata dopo essere andato in pensione, c’erano alcuni percorsi obbligati: l’INPS, l’INAIL, il Comune, gli uffici finanziari e la Camera di commercio. E, naturalmente, gli sportelli postali…

Fece tutta la trafila di quella mattina abbastanza in fretta, e alle undici e mezza era già di ritorno. Proprio mentre stava posando la cartella squillò il cellulare: numero ignoto.

-Pronto, sono Traverso. Chi parla?

-Buon giorno Dott. Traverso. Ho avuto il suo nome da un amico comune…

Telolì. Arrivava un nuovo cliente, e arrivava nel solito vecchio modo. Una volta che uno gli avesse detto: vengo da Lei perché so che è bravissimo… Macché. Tutti amici degli amici. E’ così che gira il mondo, Peo…

-… e così ho questa complicazione con la nuova mandante, e mi hanno anche messo una pulce nell’orecchio per via dei contributi…

Peo era fregato. Essendosi perso dietro ai propri pensieri, non aveva seguito il filo del discorso dell’interlocutore. Ora bisognava recuperare.

-Ho capito… ho capito. Va bene. Ce la fa a passare oggi pomeriggio qui da me e raccontarmela di nuovo bene? Le offro una bella birra fresca sul mio terrazzo e vedrà che una strada per uscirne la troviamo. Va bene verso le quattro, o preferisce più in là?

-Guardi, ho un giro di clienti. Se per lei va bene passerei verso le cinque e mezza…

-Benissimo. Intanto ho anch’io qualcosa da sbrigare. Mi ridice il Suo nome per favore?

-Scognamiglio. Clemente Scognamiglio. Dove devo venire?

Peo diede al cliente le indicazioni del caso e lo salutò. Ora poteva finalmente levarsi i vestiti di dosso e fare una doccia.

Mezz’ora dopo, in pantaloni corti e maglietta, era seduto sul terrazzo, all’ombra del bersò, con un’insalata di pomodori e basilico sul tavolo e il giornale aperto davanti.

Il primo pomeriggio passò in fretta, con un pisolino sulla sdraio e il disbrigo di alcune pratiche. Verso le cinque rientrò in casa per mettersi addosso qualcosa di presentabile e si dispose all’incontro con il cliente, che arrivò con una diecina di minuti di ritardo.

L’uomo aveva all’incirca la sua stessa età, una corporatura piuttosto massiccia e una capigliatura abbastanza integra, spruzzata di grigio. Era vestito in modo sportivo, con una giacchetta scamosciata e una camicia a quadri senza cravatta. Il sorriso simpatico e il facciotto da persona tranquilla contrastavano con una cert’aria fremente: il Sig. Scognamiglio sembrava incapace di stare fermo e continuava a muovere le mani e ad oscillare su e giù sulle punte dei piedi.

-Scusi il ritardo- esordì –Sa, con i clienti non si può darci un taglio…

-Capisco benissimo, non si preoccupi. Allora: venga con me, andiamo a metterci al fresco sul terrazzo e mi racconti tutto da capo…

Peo prese due bicchieri, aprì una bottiglia di birra e fece strada. Si sedettero al tavolino, uno di fronte all’altro. Vietato distrarsi, questa volta.

La storia di Scognamiglio non era tanto lunga. Era stato impiegato in un’azienda IRI e aveva seguito tutte le traversie dell’industria pubblica genovese, passando dal pubblico al semipubblico al privato, fino a quando, alla fine degli anni novanta, aveva dovuto trovarsi un altro lavoro. L’impresa da cui dipendeva, per esternalizzarlo, gli aveva offerto un’occupazione come procacciatore d’affari. Era stato bravo e l’attività aveva prosperato.

-Ho trovato anche delle altre imprese che mi hanno dato degli incarichi- raccontava –e ho smesso la qualifica di procacciatore d’affari, che è un mestiere un po’ instabile, per configurarmi come agente di commercio: il lavoro è lo stesso, ma con migliori garanzie. Ora ho la possibilità di prendere un mandato molto importante, ma mi chiedono l’iscrizione al Ruolo Agenti. Dicono che, se no, non possono iscrivermi all’ENASARCO, l’ente previdenziale per il nostro settore. Io sono preoccupato: non mi salteranno mica i contributi versati fino ad ora? Poi alla Camera di commercio mi hanno fatto un discorso senza senso, che l’Albo c’è ma non serve… Ho rinunciato a capire e ho pensato di rivolgermi a un professionista…

-Ha fatto bene. Probabilmente si tratta di una tempesta in un bicchier d’acqua, ma in questi casi c’è sempre il rischio che chi non conosce gli uffici giri un bel po’ a vuoto, prima di arrivare a una conclusione. Secondo me è una cosa che possiamo risolvere in pochi giorni. Mi dia il tempo di fare due verifiche e poi la richiamo, va bene?

L’uomo annuì, alzandosi e ricominciando subito a molleggiare sulle punte dei piedi.

-Perfetto. Allora posso stare tranquillo, eh?

-Tranquillo, tranquillo. Andrà tutto a posto. La accompagno.

I due rientrarono in casa e si diressero verso la porta.

-Grazie per la birra e arrivederLa- salutò Scognamiglio uscendo.

Dopo essersi accomiatato dall’ospite, Peo si rilassò un momento. La giornata lavorativa era finita, e ora?

Ebbe un soprassalto. La cena! Aveva invitato Ada e se ne era quasi completamente dimenticato… Per fortuna gli ingredienti erano già tutti in frigorifero.

Si trasferì in cucina, tirò fuori le vongole e le bietole e le mise a bagno in due recipienti. Aprì la passata di pomodoro, una scatola di fagioli e una bottiglia di vino bianco. Dispose ordinatamente sul ripiano, accanto al resto, lo scalogno, il curry, il peperoncino e la confezione di lasagnette.

OK. Aveva appena il tempo per preparare il tutto.

[Continua…]

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