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Pegli. “La libertà è anche donna”: la Resistenza raccontata ai ragazzi

Di Antonello Rivano

Venerdì 14 aprile Alberto Bruzzone e Manuela Monaco hanno portato il loro racconto “Resistenze, femminile plurale” nell’anfiteatro del Parco di Villa Doria, di fronte ad alcune scolaresche delle primarie e secondarie.

E’ difficile non emozionarsi assistendo a quello che è piu che altro un racconto al femminile della Resistenza. E se anche la voce delle protagoniste di allora è prestata dalla brava Manuela Monaco sembra che loro siano li, con i ragazzi delle scuole…nell’anfiteatro del parco di Villa Doria.

Sono storie di bambine, come quella di Lucia, cinque anni, la cui casa è stata distrutta, assieme a tutti i suoi giochi, le sue bambole, ragazze ebree di staffette partigiane. Sono li anche loro, forse nel vento che sparpaglia i fogli dei lettori e fa cadere le bicicletta che rappresenta l’opera svolta dalla staffette durante la fase piu cruenta della Resistenza.

Il giornalista Alberto Bruzzone spiega con parole semplici, che arrivano dritte, senza filtri, ai ragazzi presenti, racconta quella che è stata la tragedia della guerra, con storie del territorio. Momenti come questi sono preziosi considerando quello che altrove si sta vivendo, per spiegare ai giovani cosa è la guerra e cosa significa lottare per la libertà. Le letture di Manuela Monaco toccano il cuore e non rischiano certo di perdersi nel vento visto la massima attenzione prestata dagli alunni delle scuole.

C’è una storia che i libri di scuola raccontano pochissimo, o non raccontano per nulla. È la guerra vista dagli occhi delle donne: quelle donne che fecero le staffette partigiane durante il periodo della Resistenza o quelle donne che sono state bambine, ai tempi dell’occupazione nazifascista. – scrive Bruzzone sul suo profilo FB presentando questo evento- C’è una parola che i libri di scuola evocano moltissimo. È la parola Libertà. Non è femminile solo per un caso o solo per una questione grammaticale. Libertà è al femminile perché se oggi siamo un paese libero, e anche io sono libero di scrivere (qui sopra e non solo), lo dobbiamo a quelle donne di cui sopra: a quelle che presero la loro bicicletta per andare a liberare una nazione, a quelle che restarono a casa, e a loro modo combatterono lo stesso“.

Ci sono scuole che hanno accettato, con piacere, che raccontassimo questa storia alle loro ragazze e ai loro ragazzi.” Ieri mattina nel parco di Villa Doria a Pegli erano presenti la secondaria dell’Alessi, e le primarie di Pascoli e Alfieri. Martedì 18 aprile si replica nel parco di Villa Duchessa di Galliera a Voltri (dalle 9 in poi). Così come a Pegli anche a Voltri l’ingresso sarà aperto alla cittadinanza.

Resistenze, femminile plurale, questo il titolo della storia, è scritto dalla mia inseparabile amica di impegno civile e sociale, Manuela Monaco, e da me. È musicato dagli SkyDive Acoustic Duo, ovvero i bravissimi Francesca Bambara e Simone Pisseri. È rappresentato visivamente dalle opere di Garbarino Stefania scrive Bruzzone, che a proposito delle scuole prosegue – “È illustrato e cantato, nell’intento di coinvolgere studentesse e studenti, da Istituto Comprensivo Pra’, I.C. Voltri 1, IC Pegli e la mia amatissima Scuola Primaria Vittorio Alfieri“.

Il giornalista ha ringraziato, per la realizzazione degli incontri e la collaborazione l’Anpi sezione Genova Pra‘ e l’ANPI Genova Pegli Sez. Mario e Nicolò Dagnino.

Riportiamo integralmente una delle storie di “Resistenze, femminile plurale

ELSA TACCHINO

Mi chiamo Elsa. Elsa Tacchino. Sono nata a Genova nel 1922, proprio negli anni dell’avvento del fascismo. Mio papà, alla sola parola fascismo, si opponeva fieramente, e spesso era finito in galera, per le sue idee. In questo ambiente sono cresciuta e quando scoppiò la guerra cominciai, con un gruppo di amiche, a fare la staffetta partigiana.

Mio fratello, dopo l’8 settembre del 1943, era riuscito a scappare e si era rifugiato sui Giovi. Noi seguivamo le tracce sue e dei suoi compagni, salivamo su per i monti portando armi e altri aiuti. Le nascondevamo sotto il pane e le altre cose da mangiare.

Poi, nel novembre del 1944, qualcuno ci tradì, e fummo costrette a scappare da Sampierdarena. Arrivammo a Novi Ligure, per cercare il gruppo di Aldo Bisagno, ma ci dissero che si era spostato sull’Antola. Ci arrivammo a piedi, in mezzo alla neve, consumandoci le scarpe sino alla pelle nuda.

Fu così che, a 22 anni, entrai a far parte della Brigata Jori: vi rimasi dal 14 dicembre del 1944 al 30 aprile del 1945. Facevo l’infermiera e facevo la cuoca, non feci mai mancare nulla a chi combatteva. I contadini ci regalavano spesso i loro prodotti: una volta riuscii a preparare del pane bianco, ne mangiò anche un ragazzo di 15 anni, che quel pane non lo aveva mai visto.

Festeggiammo il Natale del 1944 sui monti, e a sorpresa ero riuscita a cucinare i ravioli! Ma il pensiero era sempre al mio Eraldo, in Marina sin dal 1942. Lo imprigionarono a Maruggio, in Puglia, dopo l’8 settembre del ’43.

Ci scambiammo per mesi moltissime lettere. In una di queste, mi diceva così: “Mia carissima, in questi momenti ti penso più che mai. Il nostro sogno d’amore presto sarà realizzato. Baci infiniti, sempre tuo. Eraldo”. Era il 29 aprile del1 945.

l 24 maggio gli risposi così: “Eraldo mio, non posso pensarti senza aumentare la mia ansia. Ti attendo ogni giorno, con la speranza che giunga per noi pure la felicità. Baci cari. Tua, Elsa”.

La felicità giunse di lì a poco. Ce l’eravamo guadagnata.
(Alberto Bruzzone – Manuela Monaco)