1

E parolle do Messiavo – Riso ræo

E parolle do Messiavo – Alle origini della parata e delle tradizioni genovesi – Rubrica a cura di Nino Durante

SON ZENEISE, RISO RÆO, STRENZO I DENTI, E PARLO CIÆO

Normalmente, per identificare un genovese verace, con tutte le carte in regola per essere definito tale, noi non usiamo l’abusato D.O.C. ma l’autoctono riso ræo, che è il secondo dei quattro versi che compongono l’arcinoto:

Son zeneise
riso ræo
strenzo i denti
e parlo ciæo

che è ormai uso comune tradurre con

Sono genovese
rido di rado
stringo i denti
e parlo chiaro

“Giusto!” direte voi. Io, invece, ho qualche dubbio. Innanzi tutto vorrei soffermarmi sulle utime due righe strenzo i denti e parlo ciæo.

E verrebbe subito da chiederci se il genovese, per dimostrare la sua appartenenza, deve saper parlar chiaro stringendo i denti, impresa difficilissima! E allora? Allora, probabilmente, non è proprio così che vanno interpretati questi versi, bensì separatamente. Quindi avremo strenzo i denti, che nulla ha a che vedere col parlo ciæo, e che sta a indicare il carattere coriaceo della nostra gente, di un popolo che non molla mai, per poi arrivare al verso successivo parlo ciæo che vuole semplicemente sottolineare  come il genovese non abbia la lingua biforcuta e che sa dire pane al pane e vino al vino, e soprattutto fugassa alla focaccia!

Ma arriviamo ora alla parte più sostanziosa, e vi dico subito che non condivido l’interpretazione che si dà al secondo verso che recita riso ræo quando viene tradotto con rido di rado.

Innanzitutto il termine riso, pronunciato risu, non ha niente a che vedere col verbo ridere (rïe) in quanto in genovese riso è solo ed esclusivamente il cereale delle risaie. Quindi riso ræo non può che essere interpretato con riso di rado, ossia mangiamo riso raramente, e in effetti non siamo mai stati grandi consumatori di questo prodotto.

Altro aspetto confortante (per la mia tesi, naturalmente) è il ricorso all’analisi logica di ogni frase. Ma procediamo con ordine.

Son zeneise = sono genovese = predicato verbale e attributo

riso ræo, per ora lasciamolo in sospeso

strenzo i denti = stringo i denti = predicato verbale e complemento oggetto

parlo ciæo = parlo chiaro = predicato verbale e complemento di modo.

E ora torniamo al riso ræo. Se l’autore (anonimo, naturalmente) avesse voluto dire rido di rado avrebbe senz’altro usato predicato verbale e complemento di modo, come negli altri casi, cioè avrebbe scritto rïo de ræo, che non pregiudicherebbe nessuna musicalità del verso (se mai di musicalità si può parlare) e renderebbe senz’altro più chiaro il concetto.

Quindi, in poche parole, avremo che riso = riso (il cereale) = complemento oggetto (dando per scontato il predicato verbale io mangio) e ræo = di rado = complemento di modo e quindi, mi ripeto, avrò mangio riso raramente.

Infine un’ultima considerazione: tutti i miei dubbi sull’esatta interpretazione di questo motto li ho riscontrati pure in altri analisti forse, anzi sicuramente, più qualificati di me e quindi, proprio per questo, motivo di conforto.

Allegri!!