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La Deposizione di Cristo nell’oratorio dell’Arciconfraternita della Morte ed Orazione in Voltri

Di Lorenzo Bisio – Storico dell’arte

Entrando presso l’oratorio dell’Arciconfraternita della Morte ed Orazione in via Guala a Voltri, parte del complesso del vecchio Ospedale San Carlo, nonché ente fondatore degli ospedali voltresi, noto al momento della sua costituzione nel 1605 come Compagnia della Pietà, si può ammirare sull’altare maggiore un dipinto realizzato ad olio su tela raffigurante il Compianto su Cristo Morto di un anonimo pittore ligure del XVI – XVII secolo.

La tela ben si pone dal punto di vista filologico ed iconografico a rappresentare la funzione dell’Arciconfraternita dedicata proprio alla Morte e Orazione e la tematica è anche riproposta nel gonfalone processionale assieme ai simboli rappresentativi.

Seppure sia stata sottoposta ad un indispensabile intervento conservativo nel 1988, finanziato dalla Banca Carige, l’opera risulta a un primo esame di difficile lettura in quanto compromessa dal tempo e da vecchi interventi di restauro, ma guardando con grande attenzione le figure da vicino si può percepire l’alto valore compositivo e narrativo del dipinto, segno dell’operato di un valente per quanto ignoto maestro.

La qualità dell’opera venne già constatata dal Sac. G. B. Cabella nel suo libro Pagine Voltresi del 1908, tanto che l’attribuì al famoso pittore Luca Cambiaso (Moneglia 1527 – Madrid 1585) senza però aggiungervi altre notizie se non quella in merito a un coevo restauro realizzato dall’artista, scultore e conoscitore genovese Santo Varni (Genova 1807 – ivi 1885), importante figura nel panorama storico-artistico genovese del tempo in quanto Scultore della Real Casa e consulente del Principe Odone di Savoia per acquisti di opere d’arte e reperti archeologici.

Fu anche vicepresidente della sezione belle arti dell’Accademia Ligustica nel 1858 e vicepresidente delle commissioni per la conservazione dei monumenti nel 1866 per la Società Ligure di Storia Patria.

L’impianto compositivo dell’opera è incentrato sul Compianto del Cristo Morto appena deposto dalla croce e dal dolore inconsolabile della figura di Maria che costituisce il fulcro fondamentale, dal punto di vista emotivo, dell’intera scena.

Il suo volto infatti si trova nel centro esatto dell’opera mentre, sostenuta dalle Pie Donne, regge il corpo esanime del Figlio ed intorno alla sua figura si affollano diversi personaggi, quattro femminili e tre maschili, in una molteplicità di ritmi concitati nei gesti e nei volti che però non giunge a segnarne significativamente ed espressivamente le fisionomie.

Infatti le emozioni appaiono come trattenute e l’evento sembra riportato sulla tela quasi con intento narrativo per il coinvolgimento emotivo del fedele.

Il degrado che progressivamente ha subito l’opera e l’ultimo intervento di restauro conservativo non hanno comunque aiutato a comprenderne pienamente le qualità.

Allo stato attuale quindi il dipinto presenta numerose ed estese lacune ed è inscurito dall’invecchiamento e dall’ossidazione delle vecchie vernici di restauro e risulta così faticosamente leggibile.

Dal punto di vista stilistico la tela si può però collocare agli anni di passaggio tra il XVI e il XVII secolo e ad una bottega avvicinabile a quella dei fratelli Andrea e Ottavio Semino per le prerogative dal punto di vista formale e figurativo.

L’opera è ben collocata presso il magnifico altare maggiore di marmo nero e bianco che presenta due dinamiche ed elaborate colonne tortili, un semplice paliotto caratterizzato da linee squadrate e da un tabernacolo ornato di marmi colorati con riccioli e volute, elementi tipici dell’arte delle cappelle genovesi dell’ultimo quarto del secolo XVII.

Infine sulla sommità dell’altare vediamo il fastigio, arricchito da volute e angioletti che vanno ad incorniciare e completare l’intero impianto decorativo e devozionale, presentando soluzioni tipiche della produzione locale degli anni Settanta del Seicento, proseguite poi per tutto il XVIII secolo, che avevano come obiettivo quello di comunicare la percezione del sacro attraverso un impianto teatrale, in modo tale da creare un grande impatto e coinvolgimento emotivo del fedele, seguendo le finalità estetiche, liturgiche e propagandistiche del Barocco.

Lorenzo Bisio
Docente, Storico dell’arte, divulgatore scientifico, assistente museale