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MARIA STUARDA di Friedrich Schiller in prima nazionale al Teatro Ivo Chiesa

di Beatrice Iasiello

Una rivisitazione (quasi) tutta al femminile del dramma di Friedrich Schiller, quella di David Livermore, direttore artistico del Teatro Nazionale di Genova,  nonché regista della nuova produzione presentata in prima nazionale a Genova, in collaborazione con Teatro Stabile di Torino e Centro Teatrale Bresciano, Maria Stuarda.

La scrittura del drammaturgo e poeta Schiller viene seguita quasi alla lettera in questo lavoro, ma a indossare le vesti di alcuni  personaggi  chiave sono tre attrici donne, grintose e  mascoline: Gaia Aprea, Linda Gennari, Olivia Manescalchi. Anche il ruolo di Elisabetta I è severo, potente, dominante. Tale ruolo e quello di Maria Stuarda è affidato ad  ogni replica dalla sorte, durante il prologo, a seconda di dove una piuma si poserà, svolazzando dal sopra palco per mano di un angelo.

La versione con Elisabetta Pozzi Regina di Inghilterra è davvero inondata di una forza introspettiva che la contraddistingue. Lei è Elisabetta I, di religione protestante, avvolta, quasi prigioniera, da i costumi firmati Dolce & Gabbana; si interroga su ciò che è giusto e ciò che potrebbe essere un grande errore, ovvero  la sua decisione sulle sorti di Maria Stuarda, reclusa da ormai vent’anni alla sua Corte. E’ sua cugina,  di religione cattolica, è la Regina di Scozia, accusata di aver ucciso il marito Re di Francia Federico II e di aver tenuto negli anni una condotta non proprio regale, in cui si è conquistata l’appellativo di Maria la Sanguinaria. E’ una creatura dolce e sensuale però,  a lei legata dalla consanguineità, rifugiatasi in Inghilterra a causa della rivoluzione calvinista, pensando di trovare aiuto presso la Corte di sua cugina ed invece …  Laura Marinoni è Maria Stuarda, la quale    si muove con fare sinuoso nei suoi morbidi abiti  colorati, rose rosse  su velluto nero, anch’essi opera della creatività dei famosi stilisti.

Mary Stuart, considerata regina d’Inghilterra per i legittimisti inglesi dell’epoca che non riconoscevano Elisabetta I come erede. Regina consacrata per diritto divino a soli nove mesi ma che non esercitò mai un vero potere. Una vita così  tragica che  è stata narrata  molte volte a teatro. Una vita senza sconti, nei tormenti di Maria Stuarda tra gloria, prigione e omicidi: la storia della Regina che ha combattuto le forze della storia per controllare il suo destino.

La pièce si svolge all’interno di una scenografia su tre piani, fatta da due scale laterali unite da una passerella che si staglia in alto; gli  arredi sono color porpora, il sottofondo musicale è stato creato da Mario Conte, mentre per mano dell’artista Guia il tono si fa rumoroso quando  lei imbraccia la sua chitarra elettrica e alza le note con la sua voce potente. Anche lei, donna, anche lei fragorosamente presente. Le luci curate da Aldo Mantovani, a tratti abbacinanti, contribuiscono a questo miscuglio di ambientazioni.

Il gioco dell’attribuzione del ruolo che le due prime donne accettano a pochi minuti dopo l’alzata di sipario, parrebbe impossibile da realizzarsi. In così breve tempo, calarsi dentro a i panni dell’uno o dell’altro personaggio, psicologicamente e fisicamente, come piò essere possibile, anche in presenza di due veri animali  da palcoscenico? L’impressione è che a causa di una dovuta preparazione fatta di trucco e parrucco e ripetizione a memoria della parte, che richiedeno una innegabile quantità di tempo, le due attrici si scambino sì i ruoli, ma già prima dell’uscita in scena.

“La sua vita è la tua morte, la sua morte è la tua vita” “Tutti si sono sottoposti alla volontà di una donna” sono le ultime battute prima dell’epilogo, tragico e triste. Le due cugine nella realtà non si sono mai incontrate, e nella finzione l’avvicinarsi diventa uno scontro violento,   ma sempre alla pari, dove Maria Stuarda espone le proprie ragioni per essere lasciata finalmente   libera. La sua lotta per la conquista del trono rende il suo personaggio accattivante, non ha nulla di vittimistico, le sue trame risultano macchiavelliche alla pari di quelle della Regina Elisabetta I.

La fine di Maria Stuarda/Marinoni è nota ed  Elisabetta I/Pozzi finalmente può tirare un sospiro di sollievo: finalmente ha spazio su questa terra. La sua vera rivale però è lei stessa e la sua vittoria la farà crollare.

Gli applausi non mancano, siamo all’ultima rappresentazione, e mentre gli attori salutano regalmente dal palco, irrompe all’improvviso la voce di Annie Lennox dalle casse acustiche a i nostri lati e tutto viene capovolto. Coinvolti da una danza allegra, sfrenata sulle note di “Sweet dreams” il finale è rock, per un’opera diversamente drammatica.

Lo spettacolo andrà in tournèe a partire dal gennaio 2023.

Beatrice Iasiello