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LA FORMA DELLA FELICITA’ – 4.Burrasca

Dal 1790 ai giorni nostri, le storie parallele di due famiglie separate dal destino. Un naufragio e un delitto daranno vita a un cerchio che si chiuderà solo dopo tanti anni e molte vite.
Una linea sottile traccia il confine tra sogno e realtà, mentre un filo invisibile lega due terre: Carloforte e Pegli. Il Romanzo a puntate tratto dal libro “La forma della felicità” di Antonello Rivano

Burrasca

Antonello Rivano


Al largo dell’Isola di San Pietro (1790)

Nicola è a prua della Speranza, osserva muto lo scafo solcare le acque di un azzurro profondissimo. Tonio, consultatosi con Pietro, ha deciso di lasciarsi le coste della Corsica e della Sardegna a sinistra, il viaggio sarà un po’ più corto, del resto è bonaccia e non serve avere il ridosso delle coste passando dalla parte interna. La loro meta oramai dista solo poche miglia, tra un poco dovrebbero iniziare ad avvistarla, contano di arrivare in porto prima di sera.

   Il suo volto è scuro, non prova gioia per essere così vicino alla loro nuova casa, non ha la smania della novità, della nuova avventura. Pensa a Caterina, a quanto tempo dovrà stare lontano da lei.

  Non sono i soli pensieri, lo preoccupa quella calma innaturale del mare, quell’assenza di vento, le vele vuote della sua energia, lo turba il silenzio innaturale e il colore del sole che lentamente sta fondendo i sui raggi in mare.

   Cerca di ricordare gli insegnamenti del nonno: il padre di sua madre, incanutito dagli anni, Nicola non lo aveva mai saputo quanti, con l’eterna pipa in bocca, che fosse spenta o accesa non importava.

   La pelle, un tempo chiara come la sua, arsa dal sole e dalla salsedine dei tanti anni passati per mare.

Amava raccontargli le sue avventure, e insegnargli ciò che la natura diceva attraverso segnali che non tutti sapevano cogliere; al tempo stesso gli spiegava come questa andasse temuta e rispettata.

   Poi un giorno il nonno era uscito per mare con il suo gozzo e non era più tornato. Li avevano cercati per giorni lui e la sua barca; trovarono solo l’imbarcazione, a bordo la pipa e qualche pesce, gli ultimi che avevano pescato. Se ne era andato come avrebbe voluto, lasciando dietro di sé il mistero della sua scomparsa in quel mare che aveva tanto amato. Per Nicola, il vecchio non era mai andato via: lo aveva sempre sentito accanto a sé: c’era quando era uscito la prima volta in barca, quando aveva tirato su la sua prima cernia, era lì quando la madre era morta dando alla luce la sua adorata sorellina Jolanda, gli era stato vicino nelle notti insonni quando le lacrime che non aveva voluto dare durante il giorno sgorgavano, celate dal buio.

   Il nonno gli aveva insegnato come riconoscere l’avvicinarsi di una tempesta, invitandolo a non fidarsi mai del mare troppo calmo e dell’assenza di vento -stanno preparandosi a colpire- gli diceva con quell’aria seria che talvolta lo intimoriva. Un giorno gli aveva fatto vedere due piccoli arcobaleni ai lati del sole che stava tramontando farà vento forte- disse.

-Ma nonno, se non c’è un filo di vento.

  Il vecchio aveva sorriso e non aveva aggiunto altro. Quella notte il vento aveva soffiato talmente forte che si dovette lavorare tutta la notte al molo, per rinforzare ormeggi ed evitare danni alle imbarcazioni.

Nicola aveva visto quei segni la sera prima della partenza e lo aveva detto al padre che aveva osservato secco:

-Solo vecchie credenze popolari senza fondamento- e come al solito le affermazioni di Tonio non ammettevano repliche.

 Jolanda ha finito di rassettare dopo la parca cena a base di acciughe salate e gallette secche. Hanno mangiato in silenzio, il padre quasi timoroso di guardare il figlio in volto, lui sa che Nicola non lo sta seguendo per scelta ma per obbligo. Pietro sonnecchia con il suo capellino calcato sulla testa sino a coprire gli occhi, la bottiglia sua compagna di sempre, ancora stretta in mano, semivuota.

   Nicola sorride sentendolo russare, il solo rumore in quel deserto d’acqua. A un tratto come una specie di carezza gelida sulla pelle, una brezza leggera che increspa l’acqua sino a quel momento immobile. Nicola alza istintivamente lo sguardo, e lo rivolge a Nord Ovest, nubi di un colore indescrivibile stanno correndo verso di loro, spesse e minacciose, le vele iniziano a gonfiarsi, il mare a spumeggiare.

   Il padre guarda prima lui poi Pietro, non c’è bisogno di parole: l’affiatamento tra marinaio e comandante non ha bisogno di ordini. Nicola sa per conto suo cosa fare: mettere al sicuro Jolanda. Presa per la vita la ragazza, che protesta energicamente, la mette sotto il riparo offerto dal boccaporto della stiva e lo copre con una tela cerata.

 Il comandante tiene con mani sicure la barra del timone mentre l’anziano marinaio bada alle vele, i due hanno già vissuto innumerevoli volte il cambio improvviso del tempo e sanno quanto sia pericoloso.

  Nicola è inquieto, sa che quei segni visti il giorno prima, non possono solo significare un aumento del vento, non possono solo significare l’arrivo del mistral, ci sarà altro…ma cosa?

   Ed è allora che la vede: una specie di coda che dalle nubi, scurissima, si dirige in mare, quasi a volerlo unire con il cielo, e mentre scende si ingrossa sempre di più. I tre uomini si guardano all’unisono, sui loro visi paura e senso di sgomento, temerarietà e impotenza, tutte le emozioni che hanno provato sinora si mischiano e sovrappongono, paralizzati da quanto sta nascendo davanti ai loro occhi.

   Il buio della sera appena nata lascia spazio a qualcosa di più nero, non vi è più cielo e mare ma un’unica cosa scura, il vento inizia a salire d’intensità e il mare a ruggire. Lampi squarciano le tenebre sopraggiunte e il tuono, quasi immediato, si confonde con la voce possente del vento, Tonio tiene la barra del timone in una lotta che sta diventando impari, le vele oramai ingovernabili iniziano a strapparsi come inutili pezzi di carta. A un tratto lo schianto, e l’albero che, spezzato, cade sul boccaporto.

 -JOLANDA- il grido gli sfugge forte mentre, incurante del pericolo, si getta dove ha riparato la piccola, aspettando di vedersi cadere addosso il peso, ma nulla accadde. Solleva il telo cerato ed estrae di peso la ragazzina, portandola fuori dalla traiettoria del pericolo.

  Solo allora guarda e vede Pietro che sorregge il lungo pezzo di albero spezzato, avvolto dalle sartie che ancora ne scendono, stremato dall’immenso sforzo delle braccia, e di quello delle gambe, per tenersi in equilibrio tra il ritmo incessante delle onde.

  Poi è un attimo: una rollata improvvisa e l’uomo che vola fuori bordo con il legno a cui inconsapevolmente si è legato, ma sorride Pietro, il suo ultimo sorriso, felice per aver fatto qualcosa di buono per le persone amate, un sorriso illuminato dalla luce di un lampo…poi sparisce inghiottito dalle tenebre.   

 Sanno che è la fine: -Nicola- la voce debole del padre sì – risponde quella del figlio, al quale è abbracciata Jolanda, spaventata ma certa che il suo eroe la proteggerà, portandola in salvo.

Nicola cerca a tentoni qualcosa sottocoperta, poi riemerge con una cima e un grosso pezzo di sughero, avvolge la piccola e glielo stringe alla vita, -Non avere paura, tra un po’ tutto sarà finito—almeno lei, almeno lei si salvasse – è la sua silenziosa preghiera .

 Poi è il padre a lasciarli: l’onda arriva da poppa, enorme, lo prende alle spalle e quando il posto è di nuovo sgombro dall’acqua, Tonio non c’è più. Un altro schianto e una parte della fiancata è come morsa dal mare, la barca sta cedendo    alla forza immensa della tempesta, Nicola abbraccia stretto la piccola e la bacia delicatamente sulla fronte, poi con un ultimo sforzo la getta fuoribordo, lontano il più possibile da quella che sta diventando una trappola ben più pericolosa del mare: un relitto che si sta inabissando.

 Un balzo e anche lui è nelle fredde acque. Il nonno ora è lì, accanto a lui, mentre la sua vita continua a lottare invano, è lì per accompagnarlo in quell’ultimo viaggio, di nuovo assieme.

   Finalmente il mistral si è calmato, cielo e mare sono di nuovo due cose distinte, il vento sembra pentito di quanto fatto e lentamente carezza le acque, quasi cullando quel pezzo di sughero su cui giace un angelo dai capelli rossi. Solo Jolanda raggiungerà viva l’isola. Pietro lo troveranno giorni dopo, riverso su una spiaggia, poco lontano da quella che lo aveva donato ai suoi genitori adottivi, il suo grande corpo avvolto da sartie di vela, accanto a lui alcuni pezzi di legno, ciò che il mare ha restituito della barca, su uno si legge una scritta: Speranza.  Tonio e Nicola se li è tenuti il mare.

[Continua…]

La prossima settima: Capitolo 5.Madre e Figlia

I testi tratti dal romanzo di Antonello Rivano “La forma della felicità” (ilmiolibro.it, 2018) pubblicati sul Ponentino possono non corrispondere totalmente con quelli del libro e sono frutto di una rielaborazione dello stesso autore.

Il libro si può ordinare online su ilmiolibro , su Amazon, sui maggiori bookshop online o prenotarlo nelle librerie Feltrinelli di tutta Italia.
La copertina originale dell’opera è del pittore carlofortino Salvatore Rombi

Antonello Rivano
Redattore Capo ilponentino.it

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