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La Lanterna 16 maggio 2022-Davvero vogliamo un mondo in cui le donne vengono considerate un problema?

-La Lanterna-Rubrica settimanale a cura di Marco Maltesu

Davvero vogliamo un mondo in cui le donne vengono considerate un problema?

Che le parole della Imprenditrice Elisabetta Franchi siano da censurare non ci sono dubbi, quello che invece deve essere capito è il perché queste parole siano state capaci di creare diverse fazioni.

L’approccio è sempre il solito, si tende ad affrontare le questioni in termini e con modalità calcistiche, cercando di trovare chi ha ragione e molti soprattutto cercano di individuare chi ha torto.

Sarebbe come dire che, visto che esiste una legge sulla maternità, allora dobbiamo abolire la legge perché crea dei problemi alle aziende.

Questo modo di avvicinare i problemi sta distruggendo lo stato sociale e sta trasformando la società italiana in un deserto emozionale in cui ,ognuno di noi, tende ad impoverirsi in misura crescente e si scopre sempre più solo e fragile.

Questo è esattamente il modo di ragionare che ci ha portato ad essere l’ultimo paese europeo per natalità e soprattutto ci sta portando ad un cinismo che compromette alla base i valori sociali ed anche etici.

Il ruolo della donna come dell’uomo nella società è quello di lavorare, di avere una famiglia, e di vivere una vita si spera la più bella e serena possibile, in più alla donna, la natura, ha dato un ruolo, bello, fondamentale ed esclusivo, la gravidanza, che la vede protagonista, ma che essa non svolge per se stessa, lo porta a compimento per la propria famiglia ed anche per l’intera società.

A lei è affidato il compito più gravoso dal punto di vista riproduttivo, ma proprio perché questo compito assume un valore non solo personale ma, come già detto, per l’intera società, in altre nazioni, come ad esempio la Francia, viene attribuito alle donne un riconoscimento, per ogni figlio, che equivale ad una riduzione di due anni, sull’età di pensionamento.   

In questo modo viene certificato, l’importante ruolo sociale sostenuto dalla donna con la gravidanza, e di questo ne assume il supporto, anche economico, l’intera collettività.

In Italia, invece, la penalizziamo, anche dal punto di vista morale, cercando di non assumerla proprio perché potenzialmente abile alla gravidanza e sensibile alle esigenze della famiglia, la cui gestione, spesso, ricade principalmente sotto la sua responsabilità. La beffa poi risuona nelle parole della nostra imprenditrice quando si lancia nel dire che, la donna, verrà assunta quando compirà 40 anni. Sicuramente questi imprenditori “illuminati” a 40 anni assumeranno le donne con figli ma senza esperienza…

In molte nazioni cose del genere ci si sarebbe vergognati di pensarle, figuriamoci di dirle…

Nella realtà non esistono pozioni miracolose per poter affrontare la nostra arretratezza culturale, le soluzioni per temi così complicati, nascono da percorsi ampi che devono coinvolgere tutti i settori della nostra società, a partire da un corpo politico che possa già in sede di elaborazione, creare delle leggi partendo da un modello in cui le esigenze della donna, per svolgere anche questo ruolo sociale, devono essere comprese in tutte le leggi che trattano argomenti attinenti.

Strumenti come lo smart working, l’introduzione in modo diffuso del lavoro per obiettivi piuttosto che in ore, insomma un mondo strutturato e modellato sulle esigenze della donna ma non solo, con servizi utili al miglioramento della quotidianità, consentirebbe un primo significativo sostegno, non solo alla donna, ma anche a tutto il resto del paese reale. Perché i problemi ( e con “problemi” chiaramente non mi riferisco alle donne) non si risolvono cancellandoli ma cercando e trovando le migliori soluzioni.