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La “Deposizione” di Pier Francesco Sacchi nella chiesa di Monte Oliveto a Multedo

di Lorenzo Bisio

Nell’antica chiesa dei Santi Nazario e Celso e Santa Maria di Multedo in Salita Monte Oliveto è possibile ammirare pregevolissime opere del Cinque-Seicento. Occorre però segnalarne una in particolare che si può considerare come la più importante e prestigiosa: la grandiosa tavola della “Deposizione dalla Croce” del 1527 realizzata dal pittore pavese Pier Francesco Sacchi.

L’opera, realizzata ad olio su una tavola di 380 x 225 cm, reca in un cartiglio posto a sinistra della figura di Cristo la firma e la data: “PETRI FRANCESCHI SACHI DE PAPIA OPUS 1527, MENSE APRILIS” e venne realizzata su commissione dei Padri Carmelitani, possessori della chiesa.

Oggi il dipinto è visibile, appena entrati, sulla parete latrale sinistra della chiesa ma in origine, secondo quanto scritto nelle Vite del biografo seicentesco Raffaele Soprani, era collocata dietro l’altar maggiore nell’alto del coro.

Il Soprani fornisce pertanto una prima e magniloquente descrizione dell’opera evidenziandone e lodandone ogni sua parte, asserisce inoltre che per apprezzare pienamente la fine pennellata e la maestria nel condurre opere complesse e di grandi dimensioni ci si sarebbe dovuti recare nella chiesa di Monte Oliveto dove i Padri Carmelitani tenevano in grande considerazione l’imponente pala della Deposizione, considerata già da loro come l’opera somma del pittore.

La composizione della scena si svolge in gruppi di figure inserite in spazi determinati o come si usava dire a quel tempo in “capitoli”.

In primo piano vi è il gruppo delle Marie con San Giovanni che attorniano il corpo esanime del Cristo, sostenuto dalla Madre che a sua volta si abbandona fra le altre pie donne.

Le figure, rese con sontuosità e maestria, hanno movenze naturali ed esprimono sentimenti di viva compassione.

Sul lato sinistro sono presenti le figure dei discepoli che si dispongono al seppellimento mentre a destra compaiono due devoti in abito di gentiluomini.

Al centro dell’opera vi è la croce di Cristo che funge come asse di simmetria mentre l’asse trasversale divide la scena centrale con la Deposizione e la sommità della tavola ove compaiono Dio Padre e lo Spirito Santo in Gloria di Angeli, al di sotto del braccio trasverso della croce sono posti in posizione simmetrica due angeli dolenti.

Nello sfondo, reso con la luce soffusa del tramonto, sono presenti altre scene: sulla destra il trasporto del corpo di Cristo al sepolcro e più in lontananza ancora le pie donne e i soldati che rientrano a Gerusalemme.

Il paesaggio dal vasto orizzonte è caratterizzato da una grande varietà di scorci con preziosi particolari nelle architetture dei borghi turriti, nelle rive alberate e nelle figure che popolano la strada.

Ancora il Soprani ci riporta che prima dell’arrivo del Pordenone e di Perin del Vaga a Genova, e quindi della comparsa del Manierismo in città, le opere del Sacchi erano molto apprezzate poiché erano “…assai ben finte, e fatte con indicibile studio: perloche era egli communemente stimato l’ottimo fra tutti i Pittori, e impiegato in diversi lavori…”.

Interno della chiesa

Pier Francesco Sacchi nasce a Pavia nel 1485 da Giovanni Antonio Sacchi di professione sarto e risulta documentato a Genova nel 1501 presso la bottega del pittore Pantaleo Berengario, introdottovi dal fratello maggiore Giovanni Angelo anch’egli pittore presso la città natale.

L’erudito ottocentesco Federigo Alizeri, attraverso il suo studio dei documenti di archivio pubblicati nel suo libro “Notizie dei Professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI”, ci fornisce notizie sulla sua vita, in base agli atti di commissione di alcune delle sue opere.

Ricordando che la Deposizione conservata a Multedo è del 1527, sappiamo che nel 1528 realizzò la sua ultima opera, ossia una pala per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Genova, che venne conclusa dopo la sua scomparsa dal pittore Agostino Bombelli, egli infatti morì in quell’anno di peste nel sobborgo di Albaro.

L’importanza di questo pittore è da ascriversi non solo alla bellezza e all’alta qualità delle sue opere ma al fatto che rappresenta il punto più alto raggiunto dalla maniera pittorica lombarda rinascimentale, predominante a Genova già dalla metà del Quattrocento, e la unisce armonicamente a una sensibilità fiamminga per la meticolosità descrittiva e all’uso del colore tipicamente mediterraneo.

Tra le sue opere presenti a Genova possiamo ricordare la tavola raffigurante i “Santi Antonio, Paolo e Ilarione” conservata presso il Museo di Sant’Agostino, il trittico con la “Vergine e il Bambino tra i Santi Lazzaro vescovo e Lazzaro lebbroso” presso il Museo Diocesano e “l’Apparizione della Madonna Odigitria e i Santi Giovanni Battista, Antonino e Tommaso d’Aquino” presso la chiesa di Santa Maria di Castello; altre opere sono sparse in varie località delle riviere e in musei nazionali ed europei come la pala raffigurante “I Dottori della Chiesa” conservata al Louvre.

La presenza di simili capolavori nel nostro territorio può molto spesso, purtroppo, passare inosservata; si rischia così di non avere una cura adeguata alla loro conservazione e tutela.

Si auspica perciò una maggiore presa di coscienza dei beni comuni presenti e vicini al nostro quotidiano per una loro giusta valorizzazione.

BISIOLorenzo Bisio
Storico dell’arte specializzato sulla pittura su tavola del Quattrocento in Liguria e sulla storia della ceramica ligure. I miei interessi di studio comprendono soprattutto l’arte medievale e moderna, la storia della Liguria con riferimenti anche all’archeologia ed alla cultura materiale. Aspirante blogger e creatore di contenuti, amante della ricerca, ho lavorato al Museo di Sant’Agostino di Genova come assistente del curatore occupandomi anche dei social media e presso i Musei Civici di Savona in qualità di operatore museale. Collaboro con diverse riviste e associazioni offrendo le mie competenze in ricerca storico-artistica e divulgazione del patrimonio diffuso. Ho maturato alcune esperienze in ambito scolastico e attualmente sto svolgendo una supplenza come docente di sostegno presso il Polo R.E.S. di Voltri.

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