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Ciæto

Di Fiorenzo Toso
La parola “ciæto” oggi vuol dire essenzialmente ‘pettegolezzo malevolo’, ‘diceria senza fondamento’. Questa voce tipicamente ligure continua il latino PLACITUM ‘parere’ e ‘contesa legale’, trovando corrispondenza nell’italiano “piato” e nello spagnolo “pleito” che significano ambedue ‘lite’: la cosa potrà sembrare strana a qualcuno, ma non dimentichiamo che in genovese le voci che in latino iniziano per PL- modificano sistematicamente questo nesso consonantico in “c(i)-“, come avviene per PLANU che dà “cian”, PLATTU che passa a “ciatto”, PLICARE che diventa “cegâ” e così via. Ma come si è passati dal valore di ‘contesa’ (presente anche nella magistratura medievale genovese dei “Consoli del Placiti”, una sorta di giudici di pace) a quello tutto nostro di ‘pettegolezzo’? Nel latino medievale ligure “ciatum” ha sempre il valore di ‘processo, lite’, e così le varie forme che si ritrovano alla fine del Duecento nell’Anonimo Genovese.

Il significato di ‘pettegolezzo’ ne è una logica evoluzione, dovuta al fatto che le liti e le cause generano spesso e volentieri maldicenze: esso non compare prima del Seicento (1655, “me ra passo in cieti” ‘passo il tempo a spettegolare’, Spinola), ma nel Settecento il valore prevalente della parola era ancora quello di ‘lite, causa legale’, che si conservò a lungo: persino la sollevazione popolare contro gli austriaci viene definita nel 1745 “ro ciæto de Portoria”, ossia ‘la lite scoppiata a Portoria’, e ancora nel 1851 Casaccia traduce il termine anzitutto come ‘briga che mena lagnanza e romore’ e secondariamente come ‘fatto o faccenda’; nell’edizione successiva del suo vocabolario (1876) compare per la prima volta lo schietto valore di ‘pettegolezzo’, destinato però a essere considerato quello principale solo a partire dal vocabolario del Gismondi nel 1951. A proposito di “ciæti”, qualche buontempone ha messo in giro tempo fa l’ipotesi che l’inglese “chat”, ossia ‘chiacchiera’, derivi dal termine genovese. La lingua inglese ci deve qualcosa, è vero, ma non questo termine che, documentato tra il Quattro e il Cinquecento, ha in realtà solide e riconosciute parentele in altre lingue germaniche, e che attraverso il verbo antico-inglese “chatteren” ‘cinguettare’ viene fatto risalire alla stessa origine espressiva dell’olandese “koeteren” e del danese “kvidre”. Nella foto: il diavoletto tutto contento si appresta a riportare un clamoroso ciæto su Sua Eminenza.

(fonte: https://www.facebook.com/fiorenzo.toso)